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Peter Szondi rappresenta, a distanza di quasi quarant’anni dalla sua scomparsa, un importante riferimento nel dibattito filosofico-letterario. A partire dalla sua Teoria del dramma moderno e dal Saggio sul tragico egli per primo si contrappose all’ermeneutica filosofica di Heidegger e Gadamer, proponendo un’ermeneutica letteraria basata non tanto sull’interpretabilità o, al contrario, letteralità del testo, bensì sulla sua sintassi interna. È proprio da questo assunto che muove lo studio di König, prendendo avvio dal verso di Paul Valéry «la sintassi è una facoltà dell’anima».
Il nome di Szondi è legato a pensatori quali Lukács, Benjamin e Adorno. In Italia fu Cesare Cases che ne riconobbe subito lo spessore e l’originalità di pensiero. Questo volume offre l’occasione per riconsiderare tale percorso, dai testi ai documenti inediti, dalle lettere agli incontri, dalle lezioni ai viaggi. Strettoie attraversa l’opera, la biografia e lo spirito di Szondi, vi rintraccia passaggi interni, ma scopre anche soglie che aprono su un orizzonte più ampio e che si moltiplicano attraverso echi interni, di capitolo in capitolo.
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