Alla fine di agosto del 1968 i Rolling Stones pubblicano "Street fighting man"; negli stessi giorni esce il 45 giri "Hey Jude" dei Beatles, che ha come retro "Revolution"
«Attraverso il racconto della genesi del brano e della tiepida accoglienza, Barbieri ricostruisce un contesto storico complesso, con gli Stones adottati dalla sinistra inglese e da artisti come Godard e Schifano. Una folgarazione sociale che resta un momento unico nella storia della band» - Andrea Silenzi, Robinson
"Street fighting man" è una delle canzoni più citate tra le tante pubblicate nel '68. Nella sua cronistoria scorrono e si sovrappongono vari momenti e differenti contesti: dai figli dei fiori alle manifestazioni di piazza, dalla musica psichedelica all'avvento della musica rock, dalla violenza della polizia durante la convention dei democratici a Chicago a un'autentica offensiva delle istituzioni contro una scena pop-rock inglese decisamente invisa soprattutto a un'aristocrazia conservatrice. E poi ancora, la condanna di Mick Jagger e Keith Richards per possesso di droga, la loro incarcerazione, l'editoriale del «Times» a favore di Jagger, la fascinazione subita dalla New Left inglese nei confronti dei Rolling Stones, recepiti come espressione diretta della ribellione. "Street fighting man" è anche ricordata per la veemente polemica che vide schierarsi in Europa, negli Stati Uniti e nell'Unione Sovietica contrapposte fazioni che condannavano l'ambigua posizione di Lennon sul "movimento" ed esaltavano "Street fighting man". Dissidi personali e musicali all'interno della band, vessazioni continue da parte della polizia, tentativi di alcune fazioni politiche di conquistare l'attenzione di Jagger, nonché l'interesse di Jean-Luc Godard e Mario Schifano hanno infine iscritto il brano nella Storia e nella storia del gruppo.
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