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Anno edizione: 2012
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Milano, 12 dicembre 1969. Una bomba deflagra con violenza inaudita, uccidendo sul colpo dodici persone e ferendone quasi novanta. Un mistero ancora irrisolto.
«Paradossalmente, la finzione diventa mezzo efficace per ricostruire in modo attendibile la realtà. Ed è il libro di Buschini "La strage. Il romanzo di piazza Fontana" a fare un passo avanti. Grazie a elementi di fantasia innestati in un contesto ampiamente documentato, e soprattutto, alla libertà che la finzione consente, la strage del 12 dicembre e l'orrore di quei giorni e di quel tempo cruciale per il nostro Paese, emergono finalmente in modo nitido e convincente» – Silvana Mazzocchi, la Repubblica
«Un romanzo non autorizzato racconta il legame con le vicende degli anni di piombo» – Il Sole 24 Ore
Milano, piazza Fontana, 12 dicembre 1969. Nella sede centrale della Banca dell'Agricoltura, gremita di gente, una bomba deflagra con violenza inaudita, uccidendo sul colpo dodici persone e ferendone quasi novanta. Sono passati oltre quarant'anni dalla strage, eppure di quell'attentato, che segnò una frattura insanabile nella storia recente dell'Italia dando il via alla terribile stagione della "strategia della tensione", si continua a parlare. Molti interrogativi non hanno ancora trovato una risposta: perché, fin dalle prime ore, furono accusati gli anarchici? Chi aveva interesse nell'attentato? Quale fu il ruolo dei servizi segreti in questa storia? Esisteva un patto scellerato tra politici italiani e intelligence straniera? Quante bombe scoppiarono alla Banca dell'Agricoltura? La strage vuole raccontare, da un punto di vista ravvicinato, quasi "dall'interno", non solo i fatti di quel triste giorno, ma un'intera fase cruciale per il nostro Paese, iniziata prima del 12 dicembre e proseguita per tanti anni a venire. Grazie al suo accurato lavoro di documentazione, Vito Bruschini riesce a rievocare l'atmosfera cupa e tesa che avvolse un'Italia annichilita dalla paura, ma non ancora sconfitta, in un grande romanzo su uno dei misteri più drammatici della storia repubblicana.
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Voto 5/10 Ci sono troppi pseudonimi. Inoltre i dialoghi sono troppo spesso quasi inutili, servono quasi solo a spiegare al lettore cosa succede subito dopo e la causa immediata di ciò, ma non si va più a fondo nella logica, nella mentalità, nelle meccaniche ecc, il tutto è troppo superficiale. L'espediente delle lettere del ragazzo terrorista è potenzialmente buono ma anche qui le lettere sono superficiali, ingenue e quasi infantili; dubito che dei terroristi permetterebbero a un tizio simile di avvicinarsi alla loro organizzazione. Quando poi il ragazzo passa al fascismo sostanzialmente non è spiegata la sua decisione, quasi che l'autore non fosse nemmeno in grado d'immaginarsi dei motivi per un tale cambio di bandiera.
Recensioni
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