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Solo una donna poteva scrivere racconti del genere. La moglie di Elias di dimostra degna del marito, una grande scrittrice.
Recensioni
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I racconti che compongono il romanzo furono pubblicati a puntate fra il 1932 e il 1933 sulla "Arbeiter-Zeitung", organo del partito socialista che governava Vienna, sotto vari pseudonimi a causa del latente antisemitismo. È interessante citarne due: Veza Magd e Veronika Knecht, cognomi che significano rispettivamente serva e servo. Veza Canetti ci presenta in questo testo corale - ambientato nella Ferdinandstraße in cui viveva, la via dei commercianti di pellame la cui merce connota il colore dominante - un'umanità dolente che fatica a vivere in condizioni terribili. La sua simpatia va in particolare alle donne di servizio, cui è dedicato un intero capitolo. Nell'agenzia di collocamento si chiedono percentuali vessatorie o si tenta di avviare le ragazze alla prostituzione. L'autrice mostra una grande sensibilità per la condizione femminile e in generale per gli oppressi, guardati con indifferenza o cinismo dalle persone di ceto più elevato. I personaggi vivono nella Strada Gialla, nei suoi negozi, nelle case che vi si affacciano, nei caffè; alcuni appaiono solo in un capitolo, altri sono un presenza costante come la bottegaia Runkel, proprietaria di due negozi, deforme e di animo cattivo, che apre e chiude il testo. All'inizio è coinvolta in un incidente stradale, in cui per colpa sua perde la vita la sua fedele cameriera, alla fine muore a causa della sua avarizia. Anche la famiglia Iger è presente in quasi tutto il romanzo, e la desolata vicenda di Maja, sposa graziosa, elegante e gentile, spogliata di tutti i suoi averi, vittima della violenza fisica e psicologica del marito, mostra un sicuro talento narrativo. Non si pensi però a una scrittura sentimentale, lo stile di Veza è asciutto e aforistico, e coinvolge il lettore per sottrazione, non per accumulo di effetti. Veza Taubner-Calderon era una donna di grande e raffinata cultura; Elias Canetti descrisse il loro incontro in pagine bellissime del Gioco degli occhi, da cui risulta che egli, più giovane di qualche anno, la considerava suo mentore nel mondo della letteratura. Con questo romanzo Canetti iniziò nel 1990 la pubblicazione delle poche opere di Veza sopravvissute allÆautodafé del 1956, scrivendo un'affettuosa prefazione. La postfazione è di Helmut Göbel.
Marina Ghedini
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