Edith Wharton iniziò a scrivere questi racconti nel 1909 e li continuò a più riprese fino al 1937, anno della sua morte. Essi punteggiano come una sorta di controcanto una vasta produzione di cui sono però un aspetto minore e marginale. Filo conduttore è l'ironia, il gioco, l'incredulità e insieme la meraviglia per i molti enigmi che la realtà racchiude tra le sue pieghe. Il "soprannaturale", sembra volerci convincere l'autrice, si manifesta ovunque, non ci sono classi sociali, non ci sono persone più favorite (o sfavorite) di altre: vi sono piuttosto stati d'animo privilegiati, luoghi "infestati" che l'accumulo di memorie, evocazioni e immagini trasforma in teatri spettrali.)
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