Un testo che costituisce un unicum negli studi di storia delle relazioni internazionali, cruciale per addentrarsi non solo nelle vicende dell'Ucraina e della sua crisi con Mosca, ma anche per una più generale comprensione degli avvenimenti di quella periferia centro-orientale d'Europa che, come Giorgio Cella sottolinea, è stata nel corso della storia del Vecchio Continente troppe volte gravemente trascurata.
Il volume, in un costante rimando tra dinamiche storiche e attualità geopolitica, si rivela uno strumento utile per l'analisi dei complessi fenomeni che hanno condotto, nei secoli, all'odierno conflitto in Ucraina, ad oggi la più importante crisi politico-militare su suolo europeo del XXI secolo. Una lunga traiettoria che dai tempi di Erodoto giunge sino ad Euromajdan, dove l'attenta ricostruzione storica si interseca con efficaci chiavi interpretative. L'autore fa inoltre emergere un mosaico culturale di grande interesse, spaziando in modo erudito lungo i secoli, gli eventi e i popoli di questo crocevia di religioni, imperi e identità: dalla Rus' di Kiev ai cosacchi ucraini, dalle contese tra russi, polacchi e turchi sino all'era postsovietica e al processo di allargamento ad est della NATO.
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Per carità, data la temperie geopolitica vigente, un libro come questo è il benvenuto; non è in discussione l'erudizione dell'autore né la competenza sull'argomento. Tuttavia vanno avanzate alcune considerazioni relative allo stile (contorto, avviluppato, complessivamente non invitante) e soprattutto sulle numerose sviste presenti in tutta l'opera. Per capirci: il fatto che l'Unione di Krewo cambi datazione da una pagina all'altra ma anche che l'Unione di Brest sia posta sotto il patrocinio di papa Clemente VII. Ovviamente si tratta di un refuso (il papa è Clemente VIII) nella stessa pagina è presente, come corredo iconografico, un bellissimo ritratto di Clemente VII de'Medici; ma l'autore ha visto e approvato le immagini? A tal riguardo: in un libro di geopolitica come questo, le mappe si contano sulle dita di una sola mano. Per tutti questi motivi non mi sento di dare un voto al di sopra della sufficienza. Peccato