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Christopher Hill, uno dei maggiori storici del nostro tempo e il più acuto conoscitore del Seicento inglese, ci offre in questo volume un modello delle trasformazioni che hanno reso possibile il passaggio da una società tradizionale, per tanti aspetti legata al feudalesimo, a una fase ben più avanzata in cui è imminente la rivoluzione industriale. In un rapido, efficace scorcio ci viene mostrato come l’Inghilterra dei Tudor, retta da un’economia agricola spesso arretrata e dominata da un’aristocrazia fondiaria, conosca un processo di sviluppo economico- sociale che consente la formazione di un mercato nazionale e cambiamenti tanto radicali da farla balzare all’avanguardia dell’Europa moderna. Parallelamente un profondo rivolgimento ideale sovverte le convenzioni e i tradizionalismi medievali per affermare la nuova morale del “far da sè” e la filosofia di una borghesia imprenditoriale sicura nella sua marcia al potere. Il metodo di Hill consiste nel “mettere in evidenza l’interazione fra la politica e l’economia”, e in pari tempo mostrare i nessi con lo sviluppo della civiltà e della cultura moderna; “la poesia di Milton, l’astronomia di Newton, la filosofia di Locke, la macchina a vapore di Watt, la teoria economica di Adam Smith, tutto ciò senza dubbio scomparirebbe se riuscissimo a cancellare i rapporti tra le forze sociali che han fatto sì che la rivoluzione inglese si sviluppasse nella direzione che conosciamo”.
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