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"È la storia di un uomo... la cui unica ambizione, ahimè irrealizzabile, è raggiungere le stelle non con un razzo ma con la propria arte." Nel 1960, a cinquantanove anni, quando suggella con queste parole intrise di amarezza la propria biografia, Fred Uhlman è ormai un pittore affermato, ma nel campo della scrittura la fama continua a eluderlo. Gli arriverà postuma con lo straordinario successo de L'amico ritrovato, divenuto in breve tempo un bestseller mondiale. È una delle ironie di una vita, dominata nel bene e nel male dal caso, il cui racconto, commosso, partecipato e ricco di episodi curiosi e divertenti, si legge come un romanzo. L'autore parla dell'inizio delle persecuzioni razziali e dell'emarginazione degli ebrei che precede l'Olocausto con il senso di stupore di chi non riesce a darsi ragione di un'enorme ingiustizia, di un vero e proprio tradimento. Solo pochi hanno il coraggio di tagliare le radici; e scegliere la via dell'esilio, tra, questi Uhlman che si rifugja a Parigi, poi in Spagna e infine in Inghilterra, la sua seconda patria. Qui il libro si conclude, come se Uhlman preferisse lasciare insondata la parte privata della sua vita per darci invece, soltanto il racconto di una vicenda umana e di esperienze condivise da tutti.
scheda di Ventavoli, B., L'Indice 1988, n. 4
Già dal titolo volutamente incolore emergono gli intenti narrativi di Uhlman, conosciuto dai contemporanei più per la sua attività di pittore che per il suo talento letterario. È questa una straordinaria autobiografia nata non dalla volontà di immortalare eventi ma dal desiderio di raccontare la storia di un uomo, ebreo, nato in Germania nel l90l, e quindi coinvolto nelle grandi catastrofi del nostro secolo. Pur dedicando molta attenzione all'evoluzione dell'antisemitismo durante il regime hitleriano, Uhlman procede pacatamente, conducendoci per mano, come un eroe di Bellow, attraverso i luoghi della sua diaspora, nella Parigi dei grandi pittori, poi nella Spagna della guerra civile e infine nell'idilliaca Inghilterra. Gli eventi più sconvolgenti sono frammisti alla minuteria dell'aneddoto e l'autobiografia assume la forma di un romanzo intriso di garbati sentimenti, dello stupore e della delicatezza propri di un uomo che si è salvato per puro caso dal crollo degli argini della razionalità. Pagina dopo pagina emerge il ritratto di un individuo che ha inseguito con passione il sogno di vivere per l'arte, di un cittadino che ha cercato in ogni anfratto della storia di affermare il valore della tolleranza e della cortesia, di un maturo gentiluomo di campagna che tira le somme di un'esistenza, sinceramente convinto di aver fallito nel suo intento: diventare un grande artista. Ma questa autobiografia, insieme al successo postumo del romanzo "L'amico ritrovato", è la più netta smentita di quella convinzione.
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