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"Passando una mattina del 1919 per Via San Nicolò, vidi, o notai per la prima volta, quella libreria. Pensai: 'Se il mio destino fosse di passare là dentro la mia vita, quale tristezza'. Era – senza che io ancora lo sapessi – un monito o un presagio. Pochi giorni dopo infatti l’acquistai dal suo vecchio proprietario, Giuseppe Maylàender. L’acquistai con l’intenzione di buttare nell’Adriatico tutti quei vecchi libri che conteneva, e rivenderla vuota a un prezzo maggiore. Ma dopo pochi giorni, non ebbi più il coraggio di attuare il primo progetto; quei vecchi libri – nessuno dei quali m’interessava per il contenuto – mi avevano incantato. Cercavo anche una sistemazione per la mia vita". Può nascere anche così un destino, come da strani movimenti inconsci o da strambi opportunismi che tentano di rendere stabile un'esistenza, per poi pian piano incarnare una chiamata, una presenza uguale a una voce di Storia, persino un monumento. Chi si trovasse a vivere quelle strade triestine dove la fragranza ancora intensa di una grande Mitteleuropa aleggia viva oltre tanto chiasso brullo, non può non avere a mente questo snodo dell'anima, questi scaffali in legno dove dimora il genio di un poeta, mappe e carte e chicche e riviste che invadono la memoria e commuovono e agitano lo spirito simili a silenzi che salvano, che rendono meno aspro lo sciroppo dei giorni, il senso e il nonsenso di tutto. Ci entrai una quindicina di anni fa e avrei voluto dormirci dentro, respirarne antri e angoli, sfogliare a uno a uno ogni volume, ma bastò l'elegante dolcezza di Mario Cerne, erede e titolare, a lasciarmi nei ricordi la favola di un momento perfetto. Acquistai un libro di poesie di Diego Valeri, che ancora maneggio con mani di bambino. Questo libro è cronaca di un'anima. Aneddoti e fili di stagioni intrecciati in quell'ambiente che lo stesso Saba, con ironia d'amore, definì "nero antro funesto". Un "mondo di ieri" che vale i fasti di una cura interiore senza pari. Felicità autentica.
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