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Anno edizione: 2021
Anno edizione: 2021
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«Si può raccontare la solitudine attraverso gli epistolari, la letteratura, l’arte, la musica, il teatro, il cinema, la fotografia, il web, i social, i multimedia.»
«O beata solitudo, o sola beatitudo!»: un poeta del XVI secolo esalta con questo verso il silenzio e l'isolamento di chi è in grado di mettere le ali e volare verso la solitudine: un ideale paradiso in terra. Ma la vita solitaria può essere anche una maledetta condizione negativa, anticamera della malinconia, della depressione, della follia: un inferno in terra. È un castigo degli dèi per il Prometeo di Eschilo, castigo ancor più doloroso per chi ha fatto dell'amichevole socievolezza umana la sua ragione di vita. Eroi granitici, ma destinati alla solitudine, sono quelli di Sofocle. Le tragedie di Euripide segnano poi il passaggio dalla solitudine dell'eroe alla solitudine della donna e dell'uomo. Anche la Roma antica parla ancora a noi contemporanei con i suoi personaggi storici e mitologici. Cicerone fugge dalla corruzione della politica, Seneca esalta la solitudine interiore, ma per Orazio e Tibullo essa significa spesso depressione, nevrosi, angoscia. Il Narciso delle Metamorfosi di Ovidio rappresenta la solitudine come smisurata passione di sè. La dialettica della solitudine fra il positivo e il negativo, tra il suo profilo fisiologico e quello patologico, beata e maledetta insieme, è alle radici dell'Occidente. Questo libro ne ripercorre la storia, dalle sue rappresentazioni nell'Antichità alla società di massa contemporanea. Incontriamo così il viandante, il pellegrino, l'eremita, il sopravvissuto, il folle, il prigioniero, l'intellettuale che sceglie la pace e la solitudine per i suoi studi, il cavaliere solitario don Chisciotte, fino all'anoressico e al bulimico, al ludopatico, al tossicodipendente, al «lupo solitario» capace di gesti estremi.
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Insidia o gioia? Castigo o liberazione? Fiaba o ingorgo? Reticoli di sillabe possono sfinirsi e darsi il cambio per un'intera vita attorno a questo centro sfuggente, a questa specie di piazza dove un Io disfatto e in continua ricerca continua ad alternarsi ai suoi doppi invitanti, spettri e specchi insieme, rivoli e sponde di quell'instabile corpo respirante che è l'uomo. Se un genio della solitudine come Baudelaire diceva che "siamo sempre, tragicamente soli, come spuma delle onde che si illude di essere sposa del mare e invece non ne è che concubina", quest'impuro scrivente si fida, restandosene ai lati di ogni illusoria definizione. Ma tanti possono essere i fraseggi attorno ai quali questo termine ondeggia: Beata solitudo? Senz'altro. E' quando si aprono momenti nei quali ogni voce accanto è già nostra propria appartenenza, quando l'urlo di un'orfanezza sociale non si vede più in una piazza vuota, ma come in una moltitudine di scintille e suggestioni potenti che rafforzano i suoi attimi, lambendo talvolta una grazia inattesa. Forse certa felicità passa unicamente per strettoie di solitudine. Ma la solitudine è anche morte, malattia, sguardo deviato e spesso falsa soluzione. Si tratta di calibrare sempre la realtà dei sentimenti, la valuta interiore, comprendere sgranandoli piano i semi dei perchè, del senso di relazione e di frattura, di volontà a cercare la solitudine, di fuga, orgoglio, noia o narcisismo. Fino a svelare certi gangli sottili dell'oggi dove una vuota macchina pur persuasiva compensa solitudini disperate, ben celate sovente, ma proprio per questo nitidamente tragiche dietro la loro ridicola cortina. Pena? Pietà? Forse è un linguaggio nuovo che segna la sua cadenza, forse la fine di una solitudine più alta,proficua, saggia. Libro in ogni caso molto bello, entra con misura di studio profondo nei contrari e nelle spine di questa maledetta e nobile parola. Senza risposte, ma col peso di una voce che apre all'amicizia e alla creatività, carezzandole.
un libro presentuoso che parla di tutto e che non informa su niente
un libro senza capo nè coda
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