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Con questo secondo volume l'opera di Paolo Spriano affronta un periodo, il decennio 1926-1935, tra i piú duri e complessi nella vicenda del movimento comunista, e non soltanto in Italia, dove il PCI entra nella «profonda illegalità». Sono gli Anni della clandestinità e tale è appunto il sottotitolo che l'autore ha dato a questa parte della sua ampia ricerca. Il quadro del decennio ora preso in esame è dominato da due grandi linee che naturalmente s'intersecano: la battaglia tenace, sempre piú difficile, all 'interno del Paese, contro il regime mussoliniano, per mantenere una rete di militanti attivi, per non perdere il contatto con le masse lavoratrici, per rompere la «legalità fascista»; e il dibattito politico ed ideale nelle file del partito e dell'Internazionale comunista, con tutte le sue lacerazioni, gli zig-zag della tattica, i problemi di metodo e di strategia che il movimento affronta e che torneranno vivissimi anche nei decenni successivi.Il volume si apre con l'analisi della disputa che oppone, sul tema del rapporto tra Russia dei Soviet e rivoluzione mondiale, Bordiga a Stalin e prosegue seguendo la traccia di questo rapporto nei riflessi generali o in quelli che involgono i protagonisti diretti della storia ripercorsa: da Gramsci a Togliatti, da Zinov'ev a Trockij, da Tasca ai comunisti tedeschi, dalle ripercussioni della «questione cinese» a quelle determinate dall'avvento del nazismo. Piú ancora che nel precedente, in questo volume l'autore mette a fuoco l'ambito internazionale, e punta, attraverso alla storia di una sua «sezione nazionale», a cogliere la dinamica complessiva del Komintern.
Dall'angolo visuale del travaglio che affronta il gruppo dirigente emigrato del PCI si guarda cosí alle tappe successive di quel processo: «la svolta» a sinistra impressa nel 1928-29, i rapporti con la socialdemocrazia e la famosa definizione di «socialfascismo», i suoi riflessi nell'attività clandestina, la crisi che porta all'espulsione di Tasca e poi a quella dei «tre», e di Silone, e di Bordiga, la posizione di Gramsci e Terracini in carcere, il lento aggravarsi di una situazione che si concluderà con la «controsvolta» del VII congresso dell'Internazionale comunista nel 1935, con l'avvio della politica dei Fronti popolari.L'autore si è avvalso di una documentazione inedita abbondantissima, cavata sia dai rapporti di polizia, sia dalla corrispondenza segreta tra Centro interno e Centro estero del PCI, dalle relazioni degli «ispettori comunisti», dai resoconti molteplici delle imprese cospirative.La narrazione serrata di tante vicende è poi arricchita delle testimonianze piú varie tra cui alcune, tuttora sconosciute, di Gramsci, di Trockij, di Togliatti, di Longo, di Grieco, di Manuil'skij: tutte rese nel vivo di un dramma storico che è parte di quello generale dell'Europa del tempo.
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