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«Un bacio rubato si restituisce», dicono i tedeschi; e gli spagnoli: «tua madre ti rimprovera perché mi hai dato un bacio? Allora, cara fanciulla, riprenditi il tuo bacio e dille di tenere a freno la lingua».
(Kristoffer Nyrop).
Gesto terreno e sacrale, tra i più universali del patrimonio comportamentale del genere umano, il bacio addensa e contiene uno spettro straordinariamente ampio di significati allegorici, rituali, letterari, religiosi, ma anche giuridici e perfino diplomatici. Una selva di attitudini, motivazioni e tradizioni che trovò, all'alba di questo secolo, un esploratore d'eccezione, Kristoffer NYROP. Ma cosa può aver spinto uno dei massimi filologi europei di fine secolo ad occuparsi di un tema così distante, a prima vista, dai propri interessi? Danese, autore dei sei volumi della Grammaire historique de la langue française, nonché di una Storia dell'epopea francese nel Medioevo tradotta in italiano nel 1886, Kristoffer Nyrop compone questo trattato di squisita eleganza ed erudizione negli ultimi anni dell'Ottocento. Il suo patrimonio di conoscenze filologiche e letterarie gli consente di ricostruire l'arco delle complesse tipologie dei baci d'amore e d'affetto, di riverenza e di cortesia, di quelli cerimoniali, di passione o di lussuria. Favole, leggende e poemi, galatei e sacre scritture, ma anche codici e testimonianze etnologiche della più varia natura si allineano nel percorso di Nyrop: attorno al bacio, ai suoi innumerevoli «sensi», danza una raffinata scelta di citazioni e rimandi, dove le saghe finniche, serbe, «istro-rumene» o italiane incrociano Dante e Verlaine, Molière e Marziale, i cerimonieri di Carlo V e i missionari cristiani. In realtà, la Storia del bacio è una grande lezione di metodo: il severo filologo senza nulla togliere alla levità del tema offre uno scorcio di storia culturale e materiale di effervescente originalità e precocità. Come una parola, o una radice, rappresentano spesso l'indizio che conduce a insospettati legami tra uomini e culture, così un gesto può nascondere nella sua apparente banalità tesori di «senso». Nulla è più degno di curiosità, sembra insomma suggerire Nyrop, di ciò che la consuetudine rende ovvio ai nostri occhi distratti. Non è un caso, allora, che il testo di Nyrop ricorra con tanta riverenza nelle citazioni di quella pattuglia sempre più folta di antropologi e storici culturali dediti alla decodificazione dei linguaggi - appunto - gestuali dei gruppi umani. Studiosi senza dubbio accorti e riverenti, ma quanto più noiosi dell'austero grammatico...
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