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Storia d'Italia. Annali. Vol. 11\2: Gli ebrei in Italia. Dall'Emancipazione a oggi. - copertina
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Storia d'Italia. Annali. Vol. 11\2: Gli ebrei in Italia. Dall'Emancipazione a oggi. - copertina

Descrizione


A partire dall'emarginazione e dalla chiusura dei ghetti (processi che terminano solo a metà Ottocento) gli ebrei italiani acquisiscono finalmente uno status di cittadini "normali", il che accellera il processo di piena integrazione nella nascente società civile dell'Italia unita. Ma sul finire del secolo, un fenomeno di segno uguale e contrario rilancia l'idea della specificità ebraica: nasce il sionismo, e con esso il sogno di una patria ben diversa da quella di adozione. Proprio quando l'elaborazione dei temi sionistici sembra matura, la tragedia del fascismo e del nazismo segna una frattura irrimediabile con il passato, che prelude alla creazione dello stato di Israele e alle sue vicissitudini del dopoguerra.
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Dettagli

1997
1 gennaio 1997
920 p., ill.
9788806130374

Voce della critica


scheda di Fubini, G., L'Indice 1998, n. 8

Nella presentazione che introduce il primo dei due tomi dedicati agli ebrei in Italia, Corrado Vivanti sottolineava come due siano apparsi i momenti cronologici più significativi: quello quattro-cinquecentesco e quello dell'età del Risorgimento e dell'Italia unita. Al momento in cui si celebra il 150° anniversario degli eventi del 1848, sotto il titolo "Dall'emancipazione a oggi", il secondo tomo tratta dell'età del Risorgimento e dell'Italia unita con una serie di contributi che hanno il merito di affrontare l'intreccio fra la cultura nazionale e quella ebraica, la partecipazione ebraica alle istanze nazionali liberali e democratiche, il tema dell'autocoscienza e della salvaguardia della identità ebraica, il quadro culturale e politico nei diversi momenti (levantino, cattolico, fascista). Il volume spazia però oltre i limiti temporali cui si è accennato, con un ampio sguardo al passato e con acute osservazioni sul contenzioso tuttora aperto tra lo Stato e la collettività ebraica in materia di tutela penale e di insegnamento religioso nella scuola e sulla stessa composizione della comunità ebraica d'Italia. Il futuro della "via italiana all'ebraismo" sembra così delinearsi attraverso l'integrazione nel lungo periodo di tali e tanti diversi apporti da fare emergere una configurazione originale e unica dell'ebraismo italiano, che mi sembra smentisca il timore serpeggiante in alcuni contributi che la continuità della comunità ebraica in Italia sia messa in pericolo dall'acculturazione e dallo svuotamento dei contenuti culturali originari. Prendono invece forma ipotesi di trasformazione e di adattamento imposte dall'esigenza di recepire e assimilare nuovi contributi culturali: resta aperta una prospettiva antica ma con aspetti sempre nuovi, che vede nel rifiuto dell'idolatria e nell'approfondimento della relazione con "l'altro" (il non ebreo, ma anche "l'altro" ebreo) la radice dell'umanesimo ebraico. Forse nuovi maestri sono all'orizzonte, che, più che dagli integralismi altrui, potranno trarre insegnamento da autori ebrei d'oltre confine - alcuni citati da Amos Luzzatto nel suo scritto: Leibowitz, Heschel, Néher, Lévinas.

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