La stella di pietra

C’è un motivo se il primo autore italiano a essere inserito nella collana “I maestri dell’avventura” di Longanesi, accanto a Wilbur Smith e Clive Cussler, è Marco Buticchi. Il motivo è semplice: questo autore sa scrivere dei grandiosi romanzi di avventura sfoggiando uno stile tradizionale, mainstream. Una vera e propria rarità nel panorama letterario italiano.
Siamo nel 1985 in un’aula universitaria di Roma e Sara Terracini, una brillante studentessa di archeologia, sta discutendo la sua tesi di laurea sui falsi nell’arte classica. Al centro della sua disquisizione il gruppo scultoreo custodito nei Musei vaticani Laocoonte e i suoi figli attribuito a tre artisti rodiesi del I secolo. La discussione relativa all’esatta attribuzione dell’opera, fino a quel momento molto accesa, viene però bruscamente interrotta da una notizia sconvolgente: il professore di economia Ezio Tarantelli, è appena stato ucciso nel parcheggio della facoltà. A rivendicare l’attentato il gruppo terroristico italiano più temibile degli ultimi anni, le Brigate Rosse.
Sara Terracini non ha dubbi: nella macchina fotografica del suo amico Carlo ci saranno sicuramente delle foto scattate quella mattina sul luogo dell’attentato. È per questo che alcuni agenti dei servizi segreti lo hanno rapito. Chiamare le autorità ufficiali italiane, in un Paese in cui le frange estremiste combattono una guerra civile senza quartiere e in cui alcuni reparti dell’esercito, come Gladio, agiscono a vantaggio dei poteri occulti, è inutile. L’unico che può correre in aiuto di Sara, secondo suo padre, ebreo reduce dal rastrellamento del ghetto di Roma nel 1943, è il Mossad, il servizio segreto israeliano, che con le Brigate Rosse ha appena stretto un vero e proprio trattato di non belligeranza.
Forse quei rullini fotografici sono la causa del rapimento, delle perquisizioni e dei pestaggi che hanno subito i ragazzi. Forse invece c’è un filo sottile che lega la storia contemporanea con un vecchio scherzo, una burla, che risale all’affascinante periodo del Rinascimento italiano. È Michelangelo Buonarroti a dare avvio al gioco pericoloso della Stella a cinque punte? Per scoprire come questo sia potuto succedere non resta che proiettarci indietro, nella Firenze del 1487, dove un giovane artista alla corte di Lorenzo de Medici si cimenta nell’imitazione delle sculture classiche.
Ancora una volta la strada del maggiore Oswald Breil, storico protagonista di molti romanzi di Buticchi, incrocerà quella dell’intrepida Sara Terracini, dando vita a una nuova avventura ricca di fascino e passione. Infarcito di riferimenti artistici, biografici e storici, si tratta un romanzo dal ritmo implacabile, un thriller che si sfoglia precipitosamente per arrivare a un rutilante finale in cui la giovane ricercatrice e un inaspettato personaggio dovranno ingaggiare una vera e propria lotta contro il tempo.