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Si tratta del primo libro di questo celebrato autore che leggo e credo che sarà, probabilmente anche l'ultimo. La vita infatti, è breve, e le forze e i tempi vanno sempre più sapientemente usati. Non sono più un ragazzo: ho necessità di leggere testi così artificiali da sembrare del tutto possibili, che mi lascn un'impronta nello stomaco o ne vuoto pneumatico della mia testa. Questo libro ha lasciao solo un vuoto nel mio portafoglio, tutto troppo poco. Veniamo al sodo: una storia che più stiracchiata e improbabile non potrebbe essere, la cui trama sembrava il brodino allungato di circa quattrocentosessantanove pagina di un magistarle racconto "poliziesco" di Borges ( sta in Finzioni, credo si intitoli, se la memoria non m'ingannna, LA MORTE E LA BUSSOLA). Un commissario al quale neppure il tasso alcolico medio offre il destro per un minimo di spessore o di affinata disperazione. Dopo i poeti maledetti, siamo passati ai commissari norvegesi, dediti al vizio assurdo ed assoluto delle contaminazioni chimico-etiliche. Un personaggio che, paradossalmnte, scorre come acqua, senza lasciare traccia di sé, almeno a giudizio dello scrivente. Quattrocento settant'un pagine, credo: ma il colpo del demonio è solo nel risvolto di copertina, subdolamente tentatore. Sarei stato tentato di lasciarlo a metà strada, ma sono riuscito a farmi del male sino alla fine. Qualcosa di buono c'è : ti fa rimpiangere Mankell, un genio, al confronto.
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