Manfredonia, provincia di Foggia, anno 2019: il Consiglio comunale viene sciolto per sospette infiltrazioni mafiose. Inizia così il racconto in prima persona dell'odissea vissuta da Angelo Riccardi: prima sindaco per nove anni, poi cittadino ingiustamente marchiato dallo Stato italiano come "mafioso". Non sulla base di presupposti fondati e oggettivi, ma sulla sola tesi del "più probabile che non". Quello stesso Stato che dovrebbe assicurare protezione e garantire il principio di presunzione di innocenza fino a prova contraria, improvvisamente diventa il nemico che non ti aspetti, in nome di una legge nata nel 1991 come provvedimento emergenziale e da allora sistematicamente applicata per risolvere un problema cronico che affligge il Paese. Dall'oggi al domani, la vita di un uomo, prima ancora che di un pubblico amministratore, precipita senza fine, restando appesa al fragile filo di una speranza e di un ideale: la speranza che l'incubo possa un giorno finire e l'ideale che in Italia possa esistere ancora lo stato di diritto. La storia di un territorio martoriato dalla criminalità organizzata e lacerato dalle ambizioni di chi ha fatto dell'antimafia un grande affare, portando avanti un'opera di metodico smantellamento e delegittimazione delle pubbliche amministrazioni locali democraticamente elette. L'esperienza dello scioglimento del Consiglio comunale di Manfredonia si inserisce nel triste solco tracciato da quasi un decennio di commissariamenti: uso e abuso di uno strumento abnorme nelle mani di uno Stato cronicamente assente che, in nome di una presunta attività di bonifica, produce sul territorio una indiscriminata desertificazione sociale, culturale ed economica. Un racconto tra l'Italia e l'Europa, un memoir d'inchiesta che da Manfredonia arriva a Strasburgo, toccando ogni aspetto della vita e degli affetti di un uomo che in un colpo solo deve immaginare una nuova esistenza, per sé stesso e per la propria comunità.
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