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A proposito della prima recensione: Mises un POSITIVISTA UNIVERSALISTA? Dico, ma siamo pazzi, oppure solo ignoranti?
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scheda di Franzinetti, G., L'Indice 1995, n. 3
L'economista austriaco Ludwig von Mises (1881-1973) è uno degli esponenti più noti dell'universalismo positivista emerso nell'area asburgica al volgere del XIX secolo, sorto in opposizione all'organicismo romantico di matrice hegeliana. La natura eminentemente teorica di gran parte dei contributi di von Mises e della corrente di pensiero di cui fece parte ha fatto sì che la sua opera sia stata spesso discussa 'in vacuo', prescindendo dal reale contesto storico da cui emerse.
Nelle sue memorie von Mises affermò che "attorno al 1900 nell'area di lingua tedesca tutti erano statalisti o socialisti di Stato". Questa valutazione era indubbiamente una semplificazione retrospettiva ma certamente spiega l'itinerario intellettuale dell'autore. Ben lungi dall'essere un teorico puro von Mises esordì come storico con uno studio sui rapporti agrari in Galizia nella prima metà del XIX secolo (1902) che costituisce tuttora un punto di riferimento nella storiografia polacca. Solo in un secondo momento i suoi interessi si spostarono decisamente al campo teorico. Sulla sua evoluzione teorica influirono non solo personaggi quali Menger, Wieser, Philippovic e Böhm-Bawerk, ma anche alcuni giovani studenti coetanei boemi e moravi (Otto Bauer, Hans Kelsen e Joseph Schumpeter). Non sorprende quindi che nel 1919 Mises (senza più il "von" eliminato per legge dal nuovo stato austriaco) pubblichi una riflessione su nazionalità, guerra ed economia.
Nel suo ampio saggio introduttivo Andrea Graziosi accosta il saggio del 1919 di Mises a quello di Keynes del 1920 sulle conseguenze economiche della pace, ma forse è più utile accostarlo ai due saggi di Schumpeter sulla sociologia dell'imperialismo (pubblicati nel 1919-27). Secondo Mises "tra socialismo e forma autocratico-autoritaria dello Stato esistono nessi strettissimi e corrispondenti alla natura di entrambi" e addirittura "il terrorismo degli spartachisti è una prosecuzione della politica degli Junker così come il terrorismo dei bolscevichi lo è della politica dello zarismo". In ultima istanza "l'imperialismo socialista supera in estensione e intensità qualsiasi imperialismo precedente". Tesi discutibili ma non insostenibili, se si tiene presente il momento e il contesto in cui furono espresse. Il vero limite del saggio di Mises è piuttosto quello di una mancata saldatura tra ricostruzione storica e analisi teorica, tra storia ed economia, malgrado l'intenzione dell'autore.
L'introduzione di Graziosi (che è stata oggetto di una recensione polemica su "I1 Sole - 24 ore" del 28 maggio 1994 basata su un fraintendimento del suo senso letterale) è costituita essenzialmente da un'ampia discussione del rapporto tra socialismo e nazionalismo. Quest'introduzione si inserisce nel più ampio quadro degli studi di Graziosi sul rapporto tra politica ed economia in Unione Sovietica (e in particolare sulla figura di Georgij Piatakov) che promette di essere uno dei più importanti contributi degli studi esteuropei di questi ultimi anni.
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