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libro adatto a pochi, non per questo mediocre. libro tecnico sulla nascita e fine dello stato consigliato solo a chi ha già esperienza in campo.
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scheda di Griffo, M. L'Indice del 2000, n. 03
Lo Stato è la grande cornice entro cui si è sviluppata tutta la storia dell'Europa moderna.All'interno di questa cornice sono venuti crescendo, infatti, i regimi rappresentativi che conosciamo, e sono state create nel tempo le organizzazioni amministrative che regolano e inquadrano la vita dei cittadini.Da una certa data in avanti lo Stato è anche l'orizzonte, apparentemente naturale, del principio di nazionalità.Da un altro punto di vista lo Stato è il grande oggetto della discussione teorica sulla politica.Dallo Stato-macchina dei trattatisti seicenteschi, allo Stato-persona della giuspubblicistica ottocentesca, fino al dibattito attuale sulla crisi dello Stato.
Tutti questi temi sono largamente discussi nel libro di Pier Paolo Portinaro, che si propone come una sintesi sul problema dello Stato sia nei profili teorico-dottrinali sia in quelli fattuali.Nella sua ricostruzione l'autore non segue un approccio storico, ma analitico.Si procede infatti per blocchi problematici, analizzati per mezzo di modelli idealtipici, concetti, ipotesi interpretative, e illuminati a volte da scorci storici.Nel complesso un'esposizione molto densa che si può decifrare in base a una chiave di lettura realistica.Realistico è infatti lo schema interpretativo generale, in gran parte modellato sulla lezione di Max Weber.Accanto al sociologo tedesco però vastissimo è il numero degli autori citati e discussi, da Barrington Moore, a Friedrich, a Kelsen, a Schmitt, a Chabod, solo per citarne alcuni.E anche qualche presenza inusuale e inattesa, come ad esempio Foucault, non è una concessione alle mode destrutturanti, ma viene usata come ulteriore strumento analitico nella descrizione dei fenomeni politici.
Gli Stati sono visti come "efficaci agenzie di protezione universalistica delle popolazioni, attraverso la messa in atto di politiche coercitive". La loro storia, tra tardo Medioevo ed età moderna, è letta come la "transizione dal regime patrimoniale dei ceti alla burocrazia razionale dei principi".Tale transizione, che marca una netta discontinuità con l'epoca precedente, avviene attraverso una progressiva e crescente centralizzazione del potere, riunito sempre più in un agente unico capace di assommare il monopolio militare al monopolio fiscale.Anche gli anticorpi al trionfo dell'assolutismo sono ricercati in un rimando alle condizioni geo-politiche, per cui le potenze navali, più legate al commercio e meno condizionate dalla guerra, possono concedere spazi di libertà interni maggiori degli Stati continentali.Realistico è anche l'approccio al modo effettivo di funzionamento dello Stato, in cui, quale che sia il detentore della sovranità (un monarca o il popolo), essenziale è il ruolo svolto da una burocrazia che, per quanto possa essere impersonale, non è mai del tutto trasparente.Un atteggiamento che diventa addirittura corrosivo nei confronto di chi immagina per i paesi in via di sviluppo un rapido superamento della forma Stato e un irenico passaggio dal premoderno al postmoderno senza attraversare la razionalità moderna che comporta "i faticosi passaggi della civilizzazione ad opera di uno Stato gerarchico, centralizzato e disciplinatore".
Realistica, infine, la posizione assunta sul problema attuale della crisi degli Stati nazionali.Qui, dopo aver enunciato le ragioni a favore o contro le prospettive di sopravvivenza future, Portinaro termina la sua analisi con una prudente sospensione del giudizio.
Maurizio Griffo
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