L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri
IBS.it, l'altro eCommerce
Cliccando su “Conferma” dichiari che il contenuto da te inserito è conforme alle Condizioni Generali d’Uso del Sito ed alle Linee Guida sui Contenuti Vietati. Puoi rileggere e modificare e successivamente confermare il tuo contenuto. Tra poche ore lo troverai online (in caso contrario verifica la conformità del contenuto alle policy del Sito).
Grazie per la tua recensione!
Tra poche ore la vedrai online (in caso contrario verifica la conformità del testo alle nostre linee guida). Dopo la pubblicazione per te +4 punti
Tutti i formati ed edizioni
Anno edizione: 2017
Promo attive (0)
"Non scrivo sceneggiature originali – spiegava Kubrick – innanzi tutto perché non sono certo di esserne capace. Inoltre rispetto troppo quella cosa unica e miracolosa che è una buona storia. Una buona storia è uno strano miscuglio". Nel caso di Shining, tratto dal romanzo omonimo di Stephen King, il cocktail di cui Kubrick si è servito ha un ingrediente principale, la natura fantastica-horror del testo, genere che si presta, per statuto, ad aperture al dubbio e all’ambiguità, terreni da sempre frequentati con predilezione dall’autore, maestro – come ricorda Michel Ciment – "nel dipingere il nulla, il grande vuoto della follia dell’uomo". Cremonini, nella sua ottima e rigorosa analisi, parte proprio dal genere di appartenenza del testo di King per scoprirne progressivamente le varianti, gli scarti, insomma la grande e originale rilettura compiuta da Kubrick: il suo lavoro sulla costruzione e articolazione dello spazio (il viaggio della famiglia protagonista verso l’Overlook Hotel, con i suoi interni di stanze proibite, corridoi e cucine labirintiche, doppiate all’esterno da un enorme e tentacolare labirinto); sulla caratterizzazione a tutto tondo dei personaggi (il luciferino padre Jack, dalla follia rabbiosa, il figlio Danny, di potente forza visionaria assieme al suo doppio Tony, la madre Wendy, di apparente debolezza, nonché tutti gli altri personaggi, reali o immaginari, che abitano l’inquietante Overlook Hotel); sulla scansione temporale della vicenda, volutamente vaga e spiazzante; sulla dimensione narrativa e linguistica del racconto. Ancora una volta Kubrick riesce ad andare dritto al cuore del genere prescelto per la sua storia, cogliendo sfumature assolutamente originali e abbandonando, non senza toni ironici, i suoi personaggi a fantasmi che terrorizzano e angosciano profondamente, pur non appartenendo alla tradizionale iconografia horror. L’uso dell’ironia – su cui molto insiste Cremonini nella sua analisi – è "un modo per deridere l’uomo, la presunzione e l’insufficienza dei suoi sogni e ordini sociali, ma anche per negare la verità e affermare di conseguenza il mistero, in tutte le sue forme: prima fra le quali (…) l’inadeguatezza del mondo che l’uomo si è costruito attorno e dentro e che fa acqua – o sangue – da tutte le parti". Sara Cortellazzo
scheda di Cortellazzo, S. L'Indice del 1999, n. 10
L'articolo è stato aggiunto al carrello
L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri
Siamo spiacenti si è verificato un errore imprevisto, la preghiamo di riprovare.
Verrai avvisato via email sulle novità di Nome Autore