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1999
128 p., ill.
9788871802763

Voce della critica


scheda di Cortellazzo, S. L'Indice del 1999, n. 10

"Non scrivo sceneggiature originali – spiegava Kubrick – innanzi tutto perché non sono certo di esserne capace. Inoltre rispetto troppo quella cosa unica e miracolosa che è una buona storia. Una buona storia è uno strano miscuglio". Nel caso di Shining, tratto dal romanzo omonimo di Stephen King, il cocktail di cui Kubrick si è servito ha un ingrediente principale, la natura fantastica-horror del testo, genere che si presta, per statuto, ad aperture al dubbio e all’ambiguità, terreni da sempre frequentati con predilezione dall’autore, maestro – come ricorda Michel Ciment – "nel dipingere il nulla, il grande vuoto della follia dell’uomo". Cremonini, nella sua ottima e rigorosa analisi, parte proprio dal genere di appartenenza del testo di King per scoprirne progressivamente le varianti, gli scarti, insomma la grande e originale rilettura compiuta da Kubrick: il suo lavoro sulla costruzione e articolazione dello spazio (il viaggio della famiglia protagonista verso l’Overlook Hotel, con i suoi interni di stanze proibite, corridoi e cucine labirintiche, doppiate all’esterno da un enorme e tentacolare labirinto); sulla caratterizzazione a tutto tondo dei personaggi (il luciferino padre Jack, dalla follia rabbiosa, il figlio Danny, di potente forza visionaria assieme al suo doppio Tony, la madre Wendy, di apparente debolezza, nonché tutti gli altri personaggi, reali o immaginari, che abitano l’inquietante Overlook Hotel); sulla scansione temporale della vicenda, volutamente vaga e spiazzante; sulla dimensione narrativa e linguistica del racconto. Ancora una volta Kubrick riesce ad andare dritto al cuore del genere prescelto per la sua storia, cogliendo sfumature assolutamente originali e abbandonando, non senza toni ironici, i suoi personaggi a fantasmi che terrorizzano e angosciano profondamente, pur non appartenendo alla tradizionale iconografia horror. L’uso dell’ironia – su cui molto insiste Cremonini nella sua analisi – è "un modo per deridere l’uomo, la presunzione e l’insufficienza dei suoi sogni e ordini sociali, ma anche per negare la verità e affermare di conseguenza il mistero, in tutte le sue forme: prima fra le quali (…) l’inadeguatezza del mondo che l’uomo si è costruito attorno e dentro e che fa acqua – o sangue – da tutte le parti".

Sara Cortellazzo

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