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Le liriche di Bruno Cantarini facenti parte di Stagioni sono, a mio avviso, delle robuste pennellate di colore che hanno attraversato la sua esistenza. Nel momento storico nel quale sono ambientate le poesie, che parte dal 1970 ed arriva fino al 2014, anno antecedente la scomparsa a seguito di un male incurabile, Cantarini sviluppa un suo personale approccio con la realtà che lo intriga e lo impegna, distinto in vere e proprie fasi o stagioni, termine che era stato da lui prescelto per la futura pubblicazione. Stagioni ricomprende le due raccolte già pubblicate di Banchi diversi e di Ritorni e partenze, oltre a non pochi inediti. La prima fase è caratterizzata dalla presenza rassicurante della luna, il cui chiarore ha sempre illuminato la solitudine del poeta, alle prese con innamoramenti, riflessioni, luoghi e incontri che hanno segnato quegli anni lontani. In Ritorni e partenze Cantarini riordina i ricordi del passato, con un misto di malinconia e gratitudine. Tuttavia è Banchi diversi - la raccolta in cui il poeta ritrae tanti suoi allievi, con le loro aspirazioni, vocazioni, illusioni e delusioni - l’opera in cui si avverte il periodo più fecondo e maturo dei suoi versi: qui l’autore, insegnante di professione, esplode nella sua missione-vocazione di educatore. A parte questa mia piccola riflessione, penso tuttavia che la poesia più bella di Bruno Cantarini sia ancora tutta da scrivere: infatti, nell’anniversario della sua scomparsa, ogni 6 gennaio viene organizzato un momento rievocativo della sua opera, e questi appuntamenti riscuotono un successo sempre più consistente tra gli amici ed anche tra chi non lo ha conosciuto, trasformandosi in una sorta di abbraccio tra i suoi scritti e l’Infinito. I proventi della vendita del libro verranno devoluti ad AVSI.
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