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Nelle opere di alcuni grandi scrittori, poeti e filosofi di lingua tedesca, Heller ravvisa l’espressione più rivelatrice e conseguente della grande rivoluzione intervenuta nella storia dell’umanità nell’èra moderna: la perdita del senso e del valore della vita. Egli esamina queste opere, intento sempre a cogliere il nesso tra filosofia e letteratura, per arrivare a formulare una diagnosi delle incertezze e dei profondi turbamenti del nostro tempo.
Il punto di partenza di Heller è la distinzione goethiana delle quattro epoche dello spirito umano. La quarta epoca, quella della prosa, in cui noi viviamo, è contraddistinta dalla progressiva scissione tra fede e conoscenza, tra pensiero e poesia. Già in Goethe, che visse per ultimo l’esperienza della totalità (e proprio in nome di questa totalità denunziava nella scienza del suo tempo, rappresentata dalle teorie di Newton, una pericolosa astrazione aberrante), comincia, secondo Heller, il distacco dalla tradizione classica e da quella cristiana. Da Goethe a Burckhardt, a Nietzsche, a Rilke, a Thomas Mann, a Kafka, a Kraus, l’autore ripercorre le tappe della progressiva coscienza di una crisi profonda dei valori, e dei tentativi fatti, della ricerca spesso angosciosa, di ricuperare una nuova immagine dell’uomo, un nuovo e più vero rapporto tra fede, pensiero e poesia.
Nel suo libro, che suscitò al suo primo apparire appassionate discussioni in Inghilterra, in America e in Germania, Heller non propone soluzioni, ma la sua analisi, che si ispira a una concezione quanto mai ampia dei compiti del critico, mettendo in luce tutti gli elementi di disperazione e di speranza contenuti nell’opera di alcuni grandi scrittori, è di per sé un contributo importante a una chiara comprensione del nostro tempo e dei suoi problemi fondamentali.
«Questo libro dovrebbe essere letto da tutti coloro che hanno a cuore la sopravvivenza della letteratura e dei valori umani. La condizione che descrive è la nostra condizione, e io non posso pensare a nessun altro libro moderno in cui essa sia descritta in modo più chiaro» (Edwin Muir).
Lo spirito diseredato apparve per la prima volta nel 1952.
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