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1992 - Oscar [Academy Awards] - Miglior attore non protagonista - Hackman Gene
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Non vorrei essere quello che parla male di Garibaldi. Non avevo mai visto il film sullo schermo e l'ho visto solo ora in DVD dopo averne sentito mirabilia e letto ovunque come di un capolavoro. Mi ha un po' deluso, pur avendo ammirato singole parti. Certo è girato con molta bravura, sceneggiato bene, interpretato meglio, anche da parte di Eastwood (la sua freddezza e pretesa inespressività si adatta al personaggio) ma il tema del film, la smitizzazione del vecchio mondo del western mi è sembrato qualcosa di già detto. L'insistenza su questo tema, nel lungo dialogo fra lo scrittorucolo e lo sceriffo in presenza di Harris pesto e sanguinante dietro le sbarre, un po' eccessiva. Molto meglio avviene con il personaggio principale, la sua amicizia con Freeman e il personaggio del giovane che vuole fare il pistolero pur essendo miope. Il suo disgusto dopo l'assassinio ha qualcosa di potente. Un po' decorative (con la musica bella ma dolciastra dello stesso regista) le immagini del protagonista all'inizio e alla fine accanto alla tomba della moglie. Insomma, bello, ma c'è più abilità che vera originalità. Tra la verità e la leggenda Ford suggeriva di scegliere la leggenda (Liberty Valance) e allora io preferisco i grandi classici del west, anche se mi facevano vedere personaggi mitizzati.
L'abilità di Eastwood, nel film Gli Spietati, risiede nella capacità di infondere crudeltà estrema al protagonista, senza mostrarla esplicitamente! Come si può non provare sgomento quando l'attore, in preda ad una febbre delirante, si presta a raccontare l'incubo vissuto?! L'inferno lo attende!! è quello il momento in cui si acquisisce piena coscenza di ciò che realmente ha commesso in passato.Quanto altro potrei dire di questo film... mi limiterò solo nell'affermare un semplice: GRANDE!! VERAMENTE GRANDE!!
Gli Spietati non è certo il primo film che strappa la maschera dell'eroismo al west, il pistolero intepretato da Eastwood è quanto di più lontano si possa immaginare dall'eroe della frontiera, un vecchio assasino in pensione che ha lasciato la pistola per un diventare un miserabile contadino che ora combatte contro i porci nel cortile di casa, nel corso del film il nostro anti-eroe precipita più volte nel ridicolo e nel grottesco (non riesce a cavalcare, non ha più la mira...). Ma quando uno sceriffo uccide un suo amico il contadino muore seppellito da una rabbia urlante, una pioggia torrenziale lava via il fango e la vecchiaia e il pistolero ritorna spietato, l'epico west demistificato per tutto il film ritorna violento, brutale maestoso nel finale. Sembra quasi di rivedere il pistolero senza paura che nei film di Leone uccideva una mezza dozzina di nemici. Il west tramonta, risorge per moi morire definitivamente attraverso una storia raccontata bene e diretta ancora meglio. Uno dei generi più belli di tutta la storia del cinema ha in questo film il suo sontuoso e unico "canto del cigno"
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