La saga che ha ispirato «The Witcher», la serie evento di Netflix.
«Io non sono un'elfa incontrata nel bosco, che un bel mattino si può piantare in asso senza svegliarla. Tra te e me non c'è più niente. Niente, hai capito? Ma non significa che ti abbia perdonato. Non ti perdonerò mai, strigo. Mai.»
Si girò di scatto e se ne andò. Geralt guardò il cielo blu scuro al di sopra della linea nera delle montagne. Aveva voglia di ridere. Non sapeva perché.
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Travolgente, esattamente come il primo libro. Bellissimo e comprensibile, leggere i cambiamenti caratteriali dei personaggi è qualcosa che affascina sempre di più, per non parlare della fantasia dei "mostri". Assolutamente consiglio la lettura per chi amante di questo genere.
Il secondo volume della saga dello strigo Geralt di Rivia è ancora una raccolta di racconti ma a differenza del primo, ho trovato questo un po' meno avvincente. Nei tre primi racconti lo strigo non ha un ruolo attivo all'interno della storia, è uno spettatore al pari di alcuni personaggi secondari poco caratterizzati. Nei successivi tre invece, Geralt mette finalmente mano alla spada e rende giustizia al suo ruolo. Una raccolta divisa in due metà, una trascurabile e un po' lenta, e l'altra più convincente e in linea con lo spirito della saga mostrato finora. Indubbiamente Sapkowski ci sa fare, il suo stile è diretto e asciutto, con una particolare attenzione ai dialoghi. Forse solo le vicende amorose tra Yennefer e Geralt risultano, a volte, un po' stucchevoli e fuori luogo. Non mi resta che scoprire cosa riserva il primo romanzo della saga.
Una saga fantasy diversa e avvincente, in cui lo scrittore rivisita a tinte fosche molte favole. Per fortuna i personaggi secondari sono divertenti o intelligenti, visto che i protagonisti sono decisamente antipatici e odiosi.
Libro veramente ben fatto. Il primo volume mi aveva tolto ogni dubbio. Ho apprezzato molto anche la traduzione diretta dalla lingua originale.