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Sottomissione - Michel Houellebecq - copertina
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Descrizione


A Parigi, in un indeterminato ma prossimo futuro, vive François, studioso di Huysmans, che ha scelto di dedicarsi alla carriera universitaria. Perso ormai qualsiasi entusiasmo verso l'insegnamento, la sua vita procede diligente, tranquilla e impermeabile ai grandi drammi della storia, infiammata solo da fugaci avventure con alcune studentesse, che hanno sovente la durata di un corso di studi. Ma qualcosa sta cambiando. La Francia è in piena campagna elettorale, le presidenziali vivono il loro momento cruciale. I tradizionali equilibri mutano. Nuove forze entrano in gioco, spaccano il sistema consolidato e lo fanno crollare. È un'implosione improvvisa ma senza scosse, che cresce e si sviluppa come un incubo che travolge anche François. "Sottomissione" è il romanzo più visionario e insieme realista di Michel Houellebecq, capace di trascinare su un terreno ambiguo e sfuggente il lettore che, come il protagonista, François, vedrà il mondo intorno a sé, improvvisamente e inesorabilmente, stravolgersi.
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Dettagli

2015
Tascabile
1 ottobre 2015
260 p., Brossura
9788845280726

Valutazioni e recensioni

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Recensioni: 3/5
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cc
Recensioni: 5/5
Sfidante

Non so come non si possa apprezzare lo stile di Houllebecq. Sfidante, davvero. Con trame mai banali. A me è piaciuto!

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Marco
Recensioni: 3/5
Interessante

Certamente il testo è una vera inversione di marcia confronto alla consuetudine di pensiero occidentale , o meglio , cristiana. La decisione del protagonista può spiazzare , ma in alcuni punti la analisi su cui si fonda la scelta , pare obiettiva. Lettura consigliata a coloro che vogliono mettere in gioco il proprio status quo.

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Moloko
Recensioni: 3/5

Un'idea dalle alte potenzialità è a mio parere mal sfruttata. L'autore si concentra fin troppo sull'interesse smodato del protagonista verso Huysmans, suo soggetto di studi e materia del suo insegnamento universitario, nonché sulle sue performance sessuali e la sua vita materialista, mentre l'idea che fa da sfondo a tutta la narrazione è sviluppata troppo poco e male. Peccato!

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Recensioni

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Voce della critica

Francia, 2022. Alle elezioni presidenziali la destra di Marine Le Pen viene sconfitta da Mohamed Ben Abbes. Sarà il primo presidente musulmano.
Insomma: a parte la coincidenza malaugurata di essere apparso nella librerie francesi la mattina del massacro; e a parte i giorni del terrore, delle matite in piazza, degli hashtag in Rete, della precipitosa messa in salvo dei valori europei, bisognerà leggerlo davvero, adesso, questo nuovo Houellebecq?
Sì e no. Ai fan della prima ora basterà il primo capitolo e mezzo, dove lo scrittore si applica alla costruzione del personaggio: François, 44 anni, celibe, professore all’Università Paris III ed esperto di Huysmans il decadente. Maschio intellettuale europeo di mezza età animato da poche passioni tristi: la figa, l’alcol, le sigarette, i piatti da scaldare al microonde, la musica di Nick Drake. “Un personaggio di macho grunge potrebbe avere più credibilità – lo sfotte la giovane fidanzata Myriam – ma tu non ami gli ZZTop, hai sempre preferito Nick Drake”. Non a caso, dal momento che l’invecchiamento delle coetanee e la prevedibilità delle studentesse generose e scopabili lo portano a vagheggiare apertamente la fine della vita amorosa e il suicidio. O in alternativa, come momentaneo ripiego, corsi di enologia, collezioni di modellini d’aereoplani, escursioni sportive, iscrizione a Meetic.
Nei suoi primi romanzi Houllebecq aveva immaginato mutazioni genetiche da film di serie Z come soluzione radicale all’infelicità umana. Invece la salvezza di François – non la felicità, quella no – verrà dalla politica. “Ho sempre amato la sera delle elezioni presidenziali, a parte la finale della coppa del mondo di calcio, è il mio programma televisivo preferito”, dirà. E si consegnerà alla catena di eventi che immaginano la vittoria del candidato di un partito musulmano alle elezioni francesi del 2022 col sostegno di quel che resta degli altri partiti, in funzione anti-lepenista. Tutti veri i nomi (meno uno, quello del nuovo presidente Mohamed Ben Abbas), plausibili le circostanze, ingegnosa la trasformazione della società francese in una repubblica islamica soft stile emirato arabo: poca sharia e niente jihad, donne velate e a casa con relativi benefici per l’occupazione e l’economia.
La scrittura di Houellebecq è sempre la stessa: un misto di Gainsbourg e Jacques Tati. Esotismo parigino, ai nostri occhi distratti. E sempre in bilico tra cinismo, alcolismo, deriva cochon. Agli houellebecquiani dell’ultima ora, se onesti, resterà indigesta e priva di ogni vera utilità polemica questa satira di stile volterriano, senza buoni né cattivi, esageratamente ironica per peccare (come qualcuno l’ha accusata) di simpatie lepeniste. È una prosa appesantita, semmai, dai molti inevitabili “spiegoni” messi in bocca a personaggi casuali e sballati come un agente segreto in pensione e la sua moglie anziana, specialista di Balzac.
Si immagina che tra meno di 10 anni dei partiti confessionali musulmani domineranno la scena politica europea. Che lo facciano in maniera democratica, al netto di qualche scontro in banlieue e dell’aumento dell’emigrazione degli ebrei francesi in Israele (è quel che capita alla bella e fatale Myriam). Si immagina che il centro-destra e il centro-sinistra – muto come l’ultimo presidente François Hollande e “paralizzato dall’antirazzismo” – scompaiano per sempre, insieme alle coordinate del dibattito politico-culturale degli ultimi 70 anni. Lo shock sembra sincero, la malinconia da anziani rottamati pure.
Se la cavano solo i cinesi
Via dunque a nuove idee vecchie, grossolane e conservatrici sul ruolo della famiglia, al divieto di provocanti gonne corte, all’obbligo di velo, alla poligamia e all’halal (“una specie di bio, ma meglio”). In questo mondo il maschio europeo potrà comunque riprodurre lo squallore della sua vita: in cerca di siti di puttane online, il protagonista troverà il modo di avvertirci che “il nuovo regime islamico non ha turbato il loro funzionamento”. Sceglierà Nadiabeurette, una musulmana (“tenuto conto delle circostanze politiche globali”). E prima della conversione all’Islam – necessaria per continuare a lavorare all’università ora finanziata dai petrodollari arabi – si affretterà a chiedere al suo nuovo mentore Renard, ex professore che si è dato alla politica e vive con due mogli, in cosa consista esattamente questa poligamia e a quante donne nel caso lui avrà diritto.
Il romanzo finisce bene. Cioè, male. Come il suo oggetto di studio (lo scrittore Huysmans, che si convertì al cattolicesimo dopo “un lungo e fastidioso periodo modernista”), François abbraccerà l’Islam per ritrovare, come Huysmans, la tranquillità borghese che la vita gli ha negato. Gli intellettuali francesi “non sono responsabili, non è nella loro natura” (fa dire Houellebecq al suo protagonista). Pensano a una cosa soltanto. Anzi, due: la conversione porterà a François uno stipendio da 10 mila euro al mese. Dirà ancora Renard: “La felicità umana risiede nella sottomissione assoluta. C’è un rapporto tra sottomissione della donna all’uomo com’è descritta in Histoire d’O e la sottomissione dell’uomo a Dio, come la immagina l’Islam”. E così il titolo del romanzo è spiegato. Spiegate le sue ossessioni: sesso, bollettini metereologici, microonde, cristianesimo medievale.
Ma poi questo François, che vive in una delle torri del quartiere olimpico di Parigi, Chinatown, tra un centro commerciale di prodotti cinesi e una sfilza di ristoranti vietnamiti (la circostanza biografica è che anche Houllebecq vive da quelle parti, dopo un lungo periodo di esilio dalla città) ha pensieri come: “Niente, neppure un regime musulmano, sembrava poter fermare la loro incessante attività (dei cinesi, ndr). Il proselitismo islamico si sarebbe probabilmente dissolto senza lasciare traccia nell’oceano di questa immensa civiltà”. Sarà difficile farne un militante della nuova destra europea. Soumission è una satira triste sulla mezza età dei maschi, sui motivi per resistere all’idea del suicidio, e immaginare una seconda vita nella disperazione dell’invecchiare. Un romanzo fondamentalmente “cinese”, sull’anestetizzarsi dei sensi e delle passioni. Voto 2/5

Recensione di Alberto Piccinini

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Conosci l'autore

Michel Houellebecq

1958, La Réunion

Dopo un’infanzia e un’adolescenza segnate dall’abbandono familiare (a sei anni, viene affidato alla nonna paterna della quale ha preso il cognome come pseudonimo e con lei vive a Dicy, poi a Crécy-la-Chapelle) e dalla vita di collegio, ha scoperto il proprio maestro in H.P. Lovecraft («Non partecipo mai a quanto mi circonda, sono sempre fuori posto»), al quale ha dedicato la sua prima opera, la biografia H.P. Lovecraft. Contro il mondo, contro la vita (H.P. Lovercraft. Contre le monde, contre la vie, 1991). Dopo la raccolta di versi La ricerca della felicità (La Poursuite du Bonheur, 1992), ha pubblicato il suo primo romanzo, Estensione del dominio della lotta (Extension du domaine de la lutte, 1994), radicale denuncia della miseria affettiva dell’uomo...

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