«Ogni mitologia altro non è che una narrazione che tramanda nel tempo le idee, le tradizioni e le aspirazioni su cui si basa la cultura che vi è legata. La nostra cultura occidentale, che della mitologia greca ne è discendente, pare conservare la capacità di mostrare come concetti quali la Memoria e la possibilità di fermarla attraverso l’arte e la sua conservazione, siano ancora oggi un bisogno fondamentale. Questo si concretizza anche attraverso l’architettura e soprattutto tramite la sua più immediata intersezione con il mondo dell’arte, cioè con il Museo. Ciò dimostra che ogni risultato ottenuto attraverso l’esercizio della sapienza, dell’ingegno e dell’arte, riesca a farci scorgere in questo operato la presenza di una dimensione ulteriore. Ovvero, un qualcosa di molto più vicino a categorie della mente, qualcosa che contiene interi paradigmi di possibilità, la cui capacità figurale rimanda alla presenza di un mondo sotteso che si manifesta ricco di significati diversi e tutti disponibili alla pratica di qualunque intenzione. Per questo, mi piace pensare che Minerva e le Muse raccolte attorno alla fonte sul monte Elicona raffigurino, ma anche riportino nel mio lavoro, la metafora della consapevolezza che dietro lo scaturire di un’idea, si celi sempre la profondità della memoria, così come con la freschezza dell’intuizione si accompagni inesorabilmente la via della disciplina e del procedimento. In altre parole, come insieme alle scommesse del gesto, si mostri sempre anche l’intelligibilità del metodo, messe insieme sullo stesso piano a formare un percorso che non è mai sola arte e mai sola scienza, ma un luogo intermedio, ambiguo e bellissimo, come ambigua e bellissima appare l’immagine di Minerva. Insomma, dando vita alla raffigurazione di un luogo chiamato “progetto”.» (Fabio Fabbrizzi)
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