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Una storia che sa dell'incredibile che nasce dalla malvagità nazista e dalle nefandezze dei francesi collaborazionisti. Orrori che non potranno e non dovranno essere dimenticati. Dall'altra troviamo l'umanità del protagonista che non nutre speranze per un futuro migliore ma trova conforto nell'aiuto e nell'amore di una famiglia francese comunista e delle suore di un convento. Molto interessante anche la postfazione. Un libro da non perdere.
Mi dispiace che questo libro sia finito negli outlet perché merita di essere letto e valorizzato. La testimonianza di Scheyer, scritta a caldo nel corso della sua odissea di esule ebreo austriaco a Parigi, poi deportato, nascosto in un convento e infine sopravvissuto, ci permette di conoscere la Francia di Vichy, l'occupazione nazista e la Resistenza francese in un racconto aspro, essenziale, senza inutili rielaborazioni letterarie. L'edizione è inoltre curatissima, presenta numerose note e un indice dei personaggi citati.
Moriz Scheyer era un intellettuale di successo della Vienna post bellica; inviato e pii caporedattore di una delle principali riviste che si pubblicavano in quell'epoca. Come tutti gli ebrei, anche a Scheyer fu tolta la cittadinanza austriaca dopo l'ingresso dei nazisti nel '38. Fu costretto all'esilio a Parigi. E, con grande fortuna, riuscì a superare più volte l'arresto e la deportazione. Visse due anni in un convento di suore francescane fino alla liberazione. Scrisse in presa diretta il suo diario, che è stato ritrovato per caso da un nipote e ora pubblicato. L'importanza del diario è proprio l'essere stato scritto in diretta.
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