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"Resistere Resistere Resistere", così il procuratore della Repubblica, Francesco Saverio Borrelli, inaugurava l'anno giudiziario, Milano 2002. Il procuratore, di formazione liberale, evocava la linea del Piave. L'allora ministro della Giustizia, il leghista Castelli, abbandonò l'aula. Presidente del Consiglio: Berlusconi. Quell'incitamento, in un Paese che ha una Costituzione figlia della Resistenza, lotta di popolo contro il nazifascismo, è richiamo potente, per chi abbia a cuore i fondamenti della civile convivenza, quei fondamenti per i quali i partigiani si batterono in montagna, che Borrelli richiamava nel 2002 e attorno ai quali, oggi, nell'epoca di Trump e dei fascismi europei risorgenti - piccole patrie, camicie nere, agguati agli immigrati e ai militanti di sinistra, saluti romani - occorre ritrovarsi, per difenderli dall'aggressione violenta contro i poveri, i diritti dei lavoratori, le donne, l'unico ambiente che l'umanità ha in sorte. Nelle sue appassionate righe, che accompagnano il CD, orientandone e motivanone l'ascolto, Ribot dice che ciascuno attende a questo compito - politico, civile - con gli strumenti che ha a disposizione. Ottimo musicista, lo fa con ottima musica e dagli USA ci parla in quella lingua universale, con brani diversi l'uno dall'altro, per impostazione, arrangiamento, tensione, stili, l'impareggiabile chitarra, fiati arrabbiati e voci, voci intense, che gridano Freedom Now e ci salutano, roche, con la Bella Ciao cavernosa di Tom Waits che fa proseguire, inesaurito inesauribile, il viaggio intorno al mondo del canto resistenziale italiano. In un libro che ne ricostruisce la storia, Carlo Pestelli scrive: "Bella Ciao è un piccolo bene immateriale che agisce sulla coscienza come qualcosa che arriva da lontano, quasi a segnare il confine tra il buio della guerra e una nuova primavera dei popoli: un'elegia del presente che è anche, e sempre, una conquista esistenziale e una continua rinascita della storia della libertà". Buon ascolto.
Bell'album, interessante!
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