L'autrice Madelyn Renée scrive: "Some Like It Lyric è il nuovo disco di Madelyn Renée & Jacopo Jacopetti e rappresenta un connubio tra due generi musicali apparentemente molto diversi come l'opera e il jazz. Il disco è nato dalla collaborazione di Madelyn Renée (noto soprano che accanto a Luciano Pavarotti ha calcato i palcoscenici dei principali teatri d'opera del mondo) e il sassofonista e compositore Jacopo Jacopetti, che ha suonato con molti grandi artisti (dalla Vanoni, ai Matia Bazar, fino a grandi maestri del jazz come Ran Blake). Alcune tra le più belle melodie del repertorio lirico sono state rivisitate in chiave jazz per far capire all’ascoltatore come le melodie liriche, belle ed eterne, possano trovare un loro spazio anche in una forma musicale più contemporanea. Il risultato è un disco certamente innovativo e audace! Un prodotto sofisticato e di piacevole ascolto che si rivolge a un pubblico più vasto di quello degli amanti del jazz e/o dell’opera lirica.Fin dalla prima volta che ho sentito Jacopo suonare sono stata colpita dall’intensa e toccante “voce” del suo sassofono. Era un brano jazz, ma il mio orecchio fu immediatamente trasportato nel mondo pucciniano. Benché suonasse uno strumento a fiato, era come ascoltare una “voce” intonare “E lucevan le stelle” con tutto il pathos di un primo tenore. Da lì il passo è stato breve a pensare che le belle melodie, che abbondano nella letteratura operistica, possano essere rivisitate in chiave jazz. Sarebbe stato un matrimonio tra due dei più accattivanti generi musicali. Così è nata l’idea di questo disco. Jacopo si è dimostrato subito entusiasta e insieme agli arrangiatori - Stefano Bellon e Marcello Tonolo - abbiamo iniziato a scegliere il repertorio. Il criterio di base era abbastanza semplice: quali melodie si prestano più facilmente a una trasformazione del genere? Variando i tempi, i ritmi e il “feeling” delle linee vocali, abbiamo lavorato per creare un’atmosfera nuova attorno alle melodie. L’uso della big band e dell’orchestra sinfonica hanno poi dato varietà e un fondo diverso e intrigante alle due voci protagoniste. Nonostante ciò, la sfida era grande: come conciliare due forme musicali così diverse e farle entrare in armonia? Le loro caratteristiche, infatti, sono strettamente collegate all’ambiente e alla cultura nei quali si sono sviluppate. Il melodramma nasce in Italia perché la lingua si presta al bel canto. L’italiano è, infatti, una lingua fonetica che, con le sue vocali, sostiene il suono, portandolo a grandi distanze. Il jazz, invece, è una forma musicale originata negli Stati Uniti, dove si parla una lingua piena di consonanti che danno ritmo e colore. Si può dunque cantare jazz in italiano, mantenendo il meglio dei due stili? C’erano, poi, ostacoli tecnici da superare. La tecnica vocale per cantare lirica è completamente diversa. Una voce lirica si estende per due ottave e mezzo mentre la tessitura nel jazz è più vicina alla voce parlata. Da cantante lirica ero abituata a un suono più corposo, più ampio col vibrato, mentre il jazz presuppone un’estensione minore e un canto senza vibrato, più diretto, ritmico e incisivo. Dovevo anche costruire un rapporto tra la mia voce e il microfono, un’esperienza nuova per un’artista abituata al mondo acustico. Ciò che ci proponevamo, in fin dei conti, era di dare all’ascoltatore la sensazione che le melodie liriche, belle ed eterne, possano trovare un loro spazio anche in una forma musicale più contemporanea. Le melodie hanno ovviamente mantenuto la propria identità, ma lo sfondo e l’atmosfera stilistica sono diversi. Così come una donna può essere altrettanto elegante vestendosi in modo sportivo e in abito da sera, noi abbiamo cercato di congiungere due stili, radicalmente diversi, per esaltare la bellezza di entrambi".
Leggi di più
Leggi di meno