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Alcuni di questi versi raggiungono l’altezza vertiginosa, la pregnanza espressiva dell’ispirazione mistica di un Meister Eckhart, di San Juan de la Cruz, avvicinandosi inebriati anche all’esaltazione verbale del nostro Ferdinando Tartaglia: senza tuttavia rasentare mai l’eresia di quest’ultimo, ma mantenendosi fedeli all’ortodossia cattolica e al magistero ecclesiale. «Accoglimi nel tuo cuore / Tu che solo sei eterno», «Ma Tu più intimo di tutti / e di tutti più inaccessibile Dio», «Nel mio nulla io ti guardo: Tu sei. / Non so più nulla, non conosco che Te», «In me ti dici, o Dio». Quello di Don Barsotti è un dialogo continuo con il Creatore: non una ricerca, perché ha già trovato. Ma una lode, un ringraziamento e una incessante interrogazione personale sul rapporto che l’uomo deve instaurare con l’Assoluto. I suoi versi sono costellati, infatti, da punti di domanda, che non riguardano l’esistenza di Dio, di cui si ha certezza, quanto piuttosto il modo di conciliare la finitezza umana con l’infinito, il mistero con la rivelazione, la parola con il silenzio: «Chi sono io cui fa bisogno / l’infinita tua perfezione, o Signore?», «Sei la Presenza: come ti sei nascosto?» L’eco dei Salmi, addirittura il loro calco stilistico è evidente, come risulta palese la progressiva maturazione letteraria dalle prime prove degli anni ´30 - più didascaliche - a quelle più recenti. Sempre rimane inalterata, comunque, la fede nel colloquio con l’Altro e con gli altri, il confronto con i Santi e con i poeti, il dovere di non dimenticare, nello scavo silenzioso della propria interiorità, la vita concreta e quotidiana: «Se il mondo è più grande di te, sei perduto; / ma in te il mondo deve divenire ogni giorno più grande». Un forte e ancora attuale richiamo alla spiritualità, all’autenticità dell’esistenza, all’incontro «Cor ad cor» traspare da questi versi, e ci emoziona, ci interroga.
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