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I personaggi tragicomici di La solitudine di un riporto devono farsi strada ciascuno nel mondo generato dalle proprie ossessioni, in una vertigine di incomprensioni e violenze perpetrate sempre per i motivi sbagliati. Il sovrapporsi di punti di vista diversi e inconciliabili è il segreto del fascino distorto del mondo descritto da Daniele Zito; questo e l’ironia sulla letteratura e sui lettori che percorre costantemente le pagine del romanzo, a volte poco sottile, ma ugualmente efficace – chi non vorrebbe darsi una pulitina al culo con le pagine di Anna Karenina? –. Così, le vite tragiche e senza via di scampo del libraio, di Irene, del commissario e anche dello spietato boss Don Pietrino, tutti a modo loro schiacciati tra gli ingranaggi di un potere che non risparmia nessuno («Perché il potere non ha bisogno di noi. Siamo noi che abbiamo bisogno di esso», p. 299), si gonfiano fino a scoppiare e a sparire. Quel che resta è solo il perbenismo dei lettori, nella loro spocchiosa ostentazione di sapere: raffigurati nell’esilarante galleria di macchiette che visitano la libreria Torrecamonica e oggetto di continui insulti («I lettori sono delle tali teste di cazzo. Non si accorgono mai di nulla, finché non sei tu a dir loro: guarda che sta succedendo questo, guarda che quel tizio lì è l’assassino, guarda che sei dentro un romanzo contemporaneo non dentro un feuilleton», p. 237), i lettori e i loro libri diventano anch’essi protagonisti del romanzo di Zito. La vendetta del libraio contro tutti si compie quando un bel quantitativo di tritolo fa saltare in aria l’Accademia della Crusca, per la gioia di coloro che provano un brivido di terrore ogni volta che un congiuntivo si annoda tra le sinapsi addette alla consecutio temporum. Recensione completa: http://www.rivistaunaspecie.com/recensione-solitudine-riporto-daniele-zito/
ottima prova d'esordio: un protagonista disadattato e dolcissimo, ingiustamente vessato ma moralmente vincente, e un corollario di personaggi secondari ridicoli quanto parodisticamente realistici... opera originale, dove si sorride amaramente.
Molto strano, ma non male. Folle e surreale, affonda il bisturi sulle debolezze umane: a suo modo. Alcuni brani molto profondi, altri un po' ridondanti.
Recensioni
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