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scheda di Ghisleni, M., L'Indice 1992, n. 2
La storia della sociologia non gode di questi tempi di grande vitalità - n‚ in Italia n‚ all'estero. Oltre che poco frequentata, essa sembra relegata in una sorta di limbo residuale rispetto alle normali pratiche di ricerca. C'è una più o meno velata sottovalutazione del contributo che una migliore comprensione ermeneutica dei classici potrebbe dare alla "scienza normale". Significativo, sotto questo profilo, è perciò il libro di Rutigliano. Significativo in quanto il volume raccoglie saggi incentrati su momenti e figure di singoli sociologi. Scritti nell'arco di poco più di un decennio, questi diciassette articoli spaziano da autori classici della tradizione sociologica, da Weber a Durkheim, ad autori assai meno classici, da Canetti e Benjamin a Nietzsche, così come a momenti di storia della cultura, ad esempio l'influsso nella sociologia italiana della teoria francofortese. Dai saggi raccolti, e talvolta non poco distanti fra loro oltre che per ragioni cronologiche anche e soprattutto per stile analitico, emerge un mosaico di interessi e stimoli estremamente variegato, tenuto assieme tuttavia - come tiene a precisare l'autore - dall'idea che la società debba esser studiata nei suoi aspetti strutturali. Secondo Rutigliano, infatti, la caduta di credibilità che in questi ultimi anni ha colpito le grandi costruzioni teoriche, da più parti è stata erroneamente fraintesa con il "fallimento della loro validità idealtipica". Ne è seguita una proliferazione di microsociologie che se hanno colto la dimensione complessa della realtà sociale, al tempo stesso, tuttavia, hanno dimenticato che la "realtà sociale è sempre stata complessa" - e non certo da oggi. Le pagine di Rutigliano, invece, vogliono non solo ribadire l'utilità di un "metodo globale" all'analisi sociologica, ma soprattutto offrirsi come "piccolo contributo" alla rinascita di una prospettiva macrostrutturale.
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