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Un testo che, nonostante gli anni di pubblicazione, risulta sempre di grandissimo interesse non solo per gli addetti ai lavori ma per chiunque sia appassionato di Storia Romana. Da non perdere il saggio sugli schiavi coloni, quello sul suicidio nel mondo romano e l'indagine sulla classe dei liberti fatta analizzando i capitoli centrali della Coena Trimanlchyonis di Petronio.
L'affascinante storia dell'epigrafia romana, un romanzo infinito ed intimo che non sentiva minime soggezioni a farsi evidenza pubblica. Sia che abbracciasse abitudini spicciole o che denunciasse fatti abietti, tutto era alla mercé di chiunque; si trattava di un costume aperto, sincero fin dentro la franchezza più rude. Accanto a qualcosa che solennizzava un ricordo affidandolo al tempo della pietra, ce ne erano altri che fissavano con ruvidezza espressiva momenti precisi delle vite singole; un epitaffio mostrava come una moglie fosse stata uccisa dal consorte, in un altro una madre denunciava la morte del figlio come assassinato dai medici. Erano consuetudini assodate, assi date per normali su quello sfondo. Il libro attraversa con perizia stupenda tutte queste realtà, dal folklore alle usanze più mutevoli, dai fasti alla tragedia di una società che ha tantissimo ancora da trasmetterci. Dal mistero sulla vita di Trimalcione (chi era questo tizio incredibile?) con cui si apre il volume, si ripercorrono poi, pian piano, segreti, usi e morali della quotidianità romana, e il merito magnifico che arriva chiaro dalla lettura del volume è la ricostruzione sensibile della mentalità di allora, le corde interiori con cui si vivevano riti e chiacchiere, avvenimenti e scelte, superstizioni e condotte. Il suicidio del soldato ad esempio, vera ignominia al di là delle motivazioni personali, ma anche e soprattutto le dinamiche fiscali, le normative sulla schiavitù, gli aspetti tutorii, le curatele, l'agire secondo "la regola sicura". Per poi arrivare ai temi amorosi e familiari e alle loro metamorfosi nel tempo che corre da Cicerone gli Antonini, l'arco che dalla morale sessuale pagana porta alla morale cristiana del matrimonio. Veyne si infila in tutti questi anfratti con straordinaria maestria filologica, con una padronanza dettagliata di quei giorni e di ogni logica corrente. E ne esce fuori come un trattato sociale di capitale preziosità.
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