Sin dalle sue lontane origini (con il feuilleton di Francesco Mastriani Il mio cadavere, del 1852) il giallo napoletano si è dimostrato un genere di straordinaria vitalità. Negli anni settanta del Novecento, grazie ai romanzi hard boiled di Attilio Veraldi portati sullo schermo da Sergio Corbucci (La mazzetta con Manfredi e Tognazzi, Giallo napoletano con Mastroianni) ha conosciuto forse la sua stagione più popolare e più accattivante. Anche in seguito però, liberandosi del macchiettismo più facile, ha prodotto risultati notevoli: basti pensare a quel piccolo capolavoro di atmosfera che è La paura della lince di Antonella Cilento, uscito da Rogiosi nel 2012 e un po' penalizzato da una distribuzione prevalentemente locale. Con Il sintomo, giallo partenopeo d'alta classe,tornano alla loro città natale Fiorentino e Mastelloni, che nella loro prova precedente, Il filo del male (Marsilio; 2010; cfr. "L'Indice" n. 9, 2010), si erano addentrati nei misteri della Trieste del 1958, devastata dalla speculazione edilizia. Non meno drammatica è la condizione, messa a fuoco nel Sintomo, della Napoli del 1983, sulla quale stanno per piovere ingenti finanziamenti pubblici destinati alla ricostruzione post-terremoto. Una ricostruzione intorno alla quale si scontrano progetti diversi (restaurare il centro storico oppure raderlo al suolo?) e soprattutto interessi in conflitto tra loro: dalla vecchia borghesia cittadina ai politici rampanti, dai clan camorristici ai poliziotti e ai magistrati in carriera, tutti vogliono in qualche modo mettere "le mani sulla città" e approfittare della situazione per assicurarsi profitti e vantaggi. Nel Filo del male l'investigatore al centro dell'intreccio era Augusto Trani, tenente colonnello dei servizi segreti esperto di intrighi internazionali; qui la sua figura si profila ogni tanto sullo sfondo, in una sorta di simpatico ammiccamento ai lettori più fedeli, ma il protagonista è un giovane e ben intenzionato viceprefetto, Guido Dominici, anche lui con un passato all'estero. Dominici torna nella Napoli dove è cresciuto per coordinare le indagini sulla strage che ha recentemente decimato in un colpo solo uno dei più potenti clan della malavita cittadina. Inquirenti e giornalisti sono pronti a dare di questa strage la lettura più prevedibile: in seguito a uno sgarro legato al traffico di droga, il clan dei Russo, capeggiato da un sanguinario latitante, ha decapitato il clan rivale dei Vullo. Man mano che Dominici , però, penetra più a fondo nella realtà napoletana, scopre una verità più complessa: il latitante su cui si concentrano le ricerche forse è una sorta di specchietto per le allodole, mentre oscure complicità mantengono rigorosamente nell'ombra i veri segreti della grande criminalità, il ruolo di insospettabili professionisti, le complicità politiche, il riciclaggio di ingenti capitali attraverso la banca vaticana. Sprofondando in un ambiente vischioso, che gradualmente lo coinvolge, e che con le sue dinamiche perverse rende impossibile ogni cambiamento, Dominici perde le proprie certezze di funzionario ambizioso ma integro; Il sintomo è anche un amarissimo romanzo di formazione, che ci mette di fronte al naufragio parallelo delle speranze di una città e della vita personale del giovane protagonista.
Mariolina Bertini
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