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Racconti molto ben ritmati, con personaggi credibili e pieni di grande umanita', si legge infatti d'un fiato con la brama di conoscere il finale. Straordinaria l'ambientazione a Napoli di una delle storie, scandita da una descrizione della citta' che ti fa venir voglio di rivisitarla per la centesima volta. Ottimo libro e ottimo autore:da consigliare.
Libro azzeccato. Descrizioni di una certa realtà 'untuosa' di provincia, personaggi 'vivi', belli, freschi, storie interessanti. Si fa leggere perchè intriga, affascina, 'trascina' nelle quattro storie che vanno dalla prima, complessa, articolata, difficile anche per la tematica trattata, alla seconda, basata tutta sul coraggio femminile, alla terza, divertentissima e molto molto reale, alla quarta, microscopica e delicatissima. Di Raffaele Pinto avevo già letto 'La sabbia nella clessidra' e lo avevo apprezzato moltissimo sempre per la sua capacità di parlare di persone comuni finite in storie più grandi di loro. Se quello era un bel lavoro narrativo, con 'La sindrome di Hobbes' mi pare che Pinto sia maturato. Un autore da leggere, da seguire, da amare.
Il libro complessivamente mi è piaciuto. Sono trecento quaranta e passa pagine di buona scrittura, gradevole, scorrevole, capace di fare compagnia a chi legge. I personaggi sono 'tridimensionali', molto verosimili: penso all'intelligente ma simpaticissimo commissario napoletano del primo racconto, alla coraggiosa donna russa del secondo, all'imprevedibile vecchietto del terzo e ai tre giovani protagonisti del quarto. Il formato, poi, è fantastico: piccolo, comodo e buono da mettere in borsa. Si legge con facilità e si rilegge anche meglio. A me pare un buon libro, quindi, da leggere, da provare.
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