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Seguendo le avventure urbane di Nello, Paolo Nelli mette in scena la vita cosmopolita dove gli affitti sono troppo cari, le differenze sembrano troppo grandi per essere vere e la sicurezza lavorativa, più che un’ambizione, è diventata spesso un miraggio.
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Sindrome da assicuratore di Paolo Nelli è un romanzo che parla un po’ a tutti, a quelli che sono nati negli anni addietro e a chi fa parte delle nuove generazioni. Il protagonista, Nello, alterego dell’autore, si muove in bicicletta nella città di Londra dove vive con la compagna. Fa l’insegnante e La precarietà è un fattore che accomuna Nello a ognuno di noi ed è impossibile non condividere le sue riflessioni su quanto sia assurda l’umanità per la maggior parte colpevole dei suoi stessi errori, e di come l’essere umano sia pronto a giudicare, ma ciò è sbagliato perché siamo tutti nella stessa barca, e se giudichiamo verremo giudicati con gli stessi parametri. Ecco, che il suo animo pacifico e accomodante viene fuori ancora una volta quando ci suggerisce, dall’alto della sua presa di coscienza e calma di chi ha accettato il tutto della vita, quello bello e quello brutto, di venirci incontro gli uni con gli altri, di essere comprensivi e solidali. Le riflessioni sulla società non mancano, sull’uso dei social, sulla convinzione che per rendere qualcosa reale, un oggetto, un luogo o un’esperienza, la maggior parte di noi deve postarlo da qualche parte, condividendolo. Il consumismo è il nostro peccato più grande. Ci ha condotti in un mondo dove tutto ci sembra troppo poco e mai abbastanza; consumiamo molto più di quanto abbiamo bisogno e se prima un’ascensore era simbolo di claustrofobia, adesso lo sono diventati i nostri cellulari che ci costringono a stare attaccati ventiquattro ore al giorno nello stesso posto e nella stessa posizione, immaginando, però, di essere altrove. Il romanzo si conclude con la chiusura pandemica e con la seguente rinascita dei paesi di fronte a questo blocco totalizzante. Ciò che si augura Nello è che tutto possa migliorare e nel frattempo uscire da quel grigiore sospeso e ritornare a emozionare. Un po', quello che è successo, no? Anche se gli strascichi di un periodo terribile ce li portiamo ancora dietro.
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