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Le vicende dei sindaci e delle amministrazioni comunali sono in genere considerate una specie di storia minore rispetto alla storia alta dei parlamenti e dei governi nazionali. In realtà non solo le due storie sono inestricabilmente legate tra loro, ma il più delle volte le arene locali anticipano i problemi, le tendenze e le sperimentazioni su cui è poi costretto a pronunciarsi il decisore statale.Questo libro affronta più di centoquarant’anni di evoluzione dei poteri municipali in Italia, toccando i principali nodi che li hanno caratterizzati: il rapporto tra il centro e la periferia, l’equilibrio tra i partiti e gli eletti, il ricorrente problema della legittimazione delle istituzioni da parte dei cittadini, la capacità dei comuni di soddisfare le domande provenienti dalla società civile. Al centro della ricerca si pone la questione dell’identità degli amministratori locali nelle varie tappe della storia italiana, secondo una chiave di lettura che non si limita a considerare le caratteristiche biografiche degli stessi amministratori, ma esamina anche i quadri normativi e le risorse finanziarie che il sistema politico centrale, come pure i partiti a livello nazionale, hanno via via riservato agli uomini e alle istituzioni del potere locale.Nei capitoli finali il libro prende in esame la stagione più recente delle vicende municipali, iniziata con la crisi della «prima repubblica» e con le leggi 140 del 1990 e 81 del 1993. Molti osservatori hanno parlato in proposito di una prima fase segnata dalla prevalenza di sindaci espressione della società civile e di una seconda caratterizzata dal ritorno dei partiti. Gli anni duemila, in realtà, sembrano aprirsi all’insegna di un processo in cui i partiti paiono sì condizionare gli eletti nei comuni, ma per restarne a loro volta profondamente condizionati e trasformati.
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