Questo mio nuovo lavoro celebra i 500 anni della Riforma di Martin Lutero, per convenzione iniziata il 31 ottobre 1517 con l’affissione alla porta del castello di Wittenberg delle 95 tesi contro lo scandalo delle indulgenze, da sottoporre alla pubblica opinione: in tal modo Il giovane teologo prendeva ufficialmente le distanze dalla Santa Sede romana. Riforma quindi come rivoluzione, strappo dal potere dominante della Chiesa e messa in discussione del ruolo del Papa e più in generale della gerarchia ecclesiale. Lutero fu uno straordinario innovatore, comprese che far cantare tutti i fedeli (e non solo pochi eletti, come avveniva nel cattolicesimo) avrebbe favorito la comprensione dei testi, introducendo inoltre il volgare nella liturgia riformata e coinvolgendo maggiormente tutto il popolo. Il canto corale permetteva ai credenti - all’epoca per lo più incolti - di apprendere agevolmente i testi sacri, cantati per la prima volta in tedesco e non più in latino. Scrisse testi di notevole interesse e compose anche musica, arte che elogiò nell’Encomiom Musices, un estratto del quale è stato inglobato nella mia composizione Silenzi Luterani. Il titolo del brano evoca le Lettere Luterane di Pier Paolo Pasolini, articoli scritti nel 1975 e pubblicati sul Corriere della Sera, pochi mesi prima della sua tragica scomparsa. Gli scritti stigmatizzavano profeticamente la mutazione antropologica del Paese e i vizi dell’Italia democristiana devastata da conformismo e corruzione: Luterane quindi in quanto anche Pasolini- come Lutero- si scagliava contro i mali della sua epoca: la televisione pervasiva e diseducativa, le collusioni dei potenti, il conformismo dei giovani. ….” In attesa di una radicale riforma, sarebbe meglio abolire la scuola dell’obbligo e la televisione: ogni giorno che passa è fatale sia per gli scolari che per i telespettatori.” (Lettere Luterane, Garzanti 2009, pag. 194). La band è formata dai miei migliori allievi o neodiplomati del Conservatorio di Santa Cecilia, ove dirigo il Dipartimento Jazz: quattro voci capitanate da Daniela Troilo, qui in veste anche di arrangiatrice, che evocano in assoluta libertà il colore dei corali Luterani, gravidi di senso del Sacro e di polifonie che squarciano il silenzio, tipico delle cattedrali europee. Completano il gruppo due strumenti a fiato e una sezione ritmica più squisitamente jazz, metropolitana, intensa, nervosa. Le musiche da me composte vengono liberamente interpolate con frammenti melodici scritti da Lutero e testi dello scrittore friulano, in un percorso ondivago tra suoni estremi e silenzi osceni, forse l’unica possibile risposta quando l’indignazione non basta più, quando risulta impossibile il Processo evocato da Pasolini....” occorre un Processo per alto tradimento, disprezzo per i cittadini, distruzione paesaggistica, indegnità, connivenza con la mafia….. la pena? Fucilazione, ergastolo, ammenda di una lira (cosa di cui qualsiasi cittadino infine si accontenterebbe)”. Paolo Damiani
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