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Per proporre una filosofia del diritto internazionale alternativa a quella centralista e gerarchica della Santa Alleanza - che ha trovato la sua espressione più compiuta nella Carta delle Nazioni Unite - é necessario innanzitutto introdurre un' analisi realista del diritto. Habermas (come lo stesso Kelsen) chiede una riforma delle Nazioni Unite in modo da rendere esse la sede di una polizia internazionale composta da "forze armate neutrali di pronto Intervento", organizzate e finanziate dalle grandi potenze allo scopo di realizzare "un ordinamento giusto e pacifico". Ciò oltre ad essere una negazione dei principi dello Stato di diritto: "dall'eguaglianza formale dei soggetti al principio di legalità, al controllo parlamentare e giurisdizionale dell'esercizio del potere" ; sottovaluta gli interessi economici e geopolitici delle grandi potenze (come appunto si é verificato in Yugoslavia, Iraq e Libia) e la sovrapposizione delle forze militari dell'Onu a quelle della Nato Ma Kelsen si spinge oltre parlando di guerra giusta come " l'esecuzione di una pena collettiva sulla base di una presunzione di responsabilità penale di tutti individui che intende punire, dai Capi di Stato Maggiore all'ultimo soldato semplice. Oltre ciò, non andrebbe trascurato che nelle condizioni moderne la sensazione bellica colpisce in modo indiscrimatorio sia i responsabili dei comportamenti che si giudicano delittuosi, sia una grande quantità di soggetti del tutto estranei alle decisioni e alle operazioni belliche e magari vittime del potere totalitario dell'elité politica interna che ha scatenato la guerra". Anticipatori di questa visione della guerra sono senz'altro gli avvenimenti storici della seconda guerra mondiale : i bombardamenti dei civili tedeschi e le bombe atomiche sganciate sul Giappone. Ancora più problematica é il concetto del primato del diritto internazionale, inteso come ordinamento giuridico esclusivo e universale e perciò incompatibile con la sovranità degli Stati naziona
Recensioni
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Nella linea che va da Kant a Kelsen, ad Habermas, a Bobbio, il "globalismo giuridico" afferma la sua ideologia di pacificazione del mondo con crescente successo. Dopo la costituzione dei Tribunali penali internazionali per la ex Jugoslavia e per il Ruanda è all'ordine del giorno la creazione di un Tribunale penale internazionale dotato di una competenza permanente e universale. I processi di globalizzazione, si sostiene, esigono strategie, istituzioni politiche e ordinamenti giuridici "globali". E spetta alle grandi potenze industriali - anzitutto agli Stati Uniti - il compito di garantire la stabilità di un ordine cosmopolitico giusto e pacifico. I saggi qui raccolti propongono una critica del "globalismo giuridico" e della sua concezione gerarchica dei rapporti internazionali. E suggeriscono in alternativa una visione realistica, conflittuale e policentrica, che rivaluti il rapporto fra principi giuridici e identità culturali, fra pace e autonomia nazionale, fra tutela delle libertà e sovranità dello Stato di diritto.
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