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Finalmente ristampato dopo 42 anni (la prima edizione italiana apparve nel marzo 1962, lo stesso anno della morte della Beach, edita da Rizzoli nella collana Diapason) ritorna un classico sulla cultura cosmopolita nella Parigi degli anni Venti. Questa ristampa, che conserva l'ottima traduzione di Elena Spagnol Vaccari e il medesimo impianto iconografico della prima edizione italiana, è arricchita da una puntuale e documentata introduzione di Masolino d'Amico, ed esce grazie all'impegno editoriale di Vittorio Di Giuro, "timoniere" delle edizioni Sylvestre Bonnard che si confermano come la maggiore editrice europea di saggistica, narrativa e giallistica legati al mondo del libro, della bibliografia e, col prossimo imponente "Dizionario Biografico dei Miniatori Italiani", anche della miniatura. Questo libro di ricordi della libraia ed editrice americana Sylvia Beach (Baltimora 1887-Parigi 1962), che nel '22 pubblicò l'Ulysses di Joyce, è un punto di riferimento ineludibile per tutti coloro che si interessano della Parigi artistico-letteraria di quegli anni. Nonostante che da solo il volume garantisca una "lettura" approfondita di quei personaggi e del loro vorticoso ambiente, sarebbe utile accostargli altri libri, come il recente "La libraia di Joyce" di Noel Riley Fitch (Milano, il Saggiatore, 2004, prima edizione 1983), le "Lettere a Sylvia Beach 1921-1940" di J. Joyce (Milano, Archinto, 1989) e "Rue de l'Odeon" di Adrienne Monnier, amica e amante della Beach e come lei libraia ed editrice (qualche volenteroso editore dovrebbe finalmente tradurre e pubblicare questo delizioso libro di memorie edito a Parigi da Albin Michel nel 1960). Volendo poi essere pignoli ci procureremmo anche un ultimo libro di ricordi su quegli anni scritto da uno dei suoi protagonisti: Nancy Cunard, "These were the hours" (Southern Illinois University Press, 1969). Ma per ora godiamoci Sylvia Beach e i suoi ricordi di un mondo affascinante popolato da persone affascinanti, quelle che Hemingway chiamò della Lost Generation.
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