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In Italia le politiche del lavoro funzionano meno rispetto a quanto accade nel resto d’Europa. L’anello debole del sistema sono i servizi per il lavoro e la formazione. Più di dieci anni fa le riforme del governo Prodi hanno avviato i servizi pubblici per l’impiego e il decentramento del mercato del lavoro; più di cinque anni fa il governo Berlusconi ha introdotto le agenzie private per il lavoro e il ruolo di nuovi soggetti accreditati. In questi dieci anni, miliardi di euro si sono riversati sulle Regioni italiane per sostenere il lavoro e la formazione e per promuovere le politiche attive. Eppure i risultati non sono arrivati e non stanno arrivando. In Italia i servizi per il lavoro pubblici e privati intermediano meno del dieci per cento del lavoro, tre volte meno di quanto accade nel resto d’Europa. I servizi non promuovono l’occupazione, ma soprattutto non funzionano gli interventi per rendere occupabili le persone, affidati a decine di soggetti poco coordinati. Eppure non è così ovunque: ci sono Regioni e Province che hanno saputo lavorare insieme e creare servizi utili per i lavoratori, i giovani e le imprese. Ci sono centri per l’impiego che funzionano e agenzie formative che preparano le competenze utili alle imprese, collaborando anche con i servizi privati. Si sa bene cosa non funziona. Una cultura politica e sindacale attenta solo al mantenimento dei posti esistenti e poco sensibile alle esigenze di chi cerca lavoro; una spesa nazionale per politiche attive e servizi per il lavoro tutta sulle spalle dei fondi comunitari e di gran lunga inferiore alla media europea; personale poco preparato, motivato e molto meno presente sul territorio rispetto a quanto accade in Europa; un decentramento regionale privo di standard nazionali e di regole condivise. Sappiamo cosa manca e cosa va fatto. Per esempio introdurre finalmente il principio base del welfare europeo: chi perde il lavoro ha diritto a partecipare a programmi per il reinserimento, promossi dai servizi per l’impiego, durante i quali riceve un’indennità di sostegno al reddito. Nulla a che vedere con i nostri tradizionali ammortizzatori sociali. Non c’è un welfare giusto e per tutti senza servizi efficaci per il lavoro e la formazione. Uno snodo ancora da affrontare e risolvere, che investe anche il ruolo delle istituzioni, incluse le Province: un’istituzione locale spesso messa in discussione ma fondamentale per promuovere il lavoro, la formazione, le opportunità sul territorio.
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