Paolo Damiani scrive: "L'idea di partenza? Giocare col Doppio, due coppie di strumenti - contrabbassi e sassofoni - apparentemente uguali eppure così diversi nella voce e nelle qualità di linguaggio. E ispirandosi a sette architetture inventate da Renzo Piano, teatri e spazi musicali progettati per il suono e per il silenzio, in un viaggio a ritroso che mi ha condotto dai luoghi – molti dei quali conosciuti - ai progetti, fino agli schizzi iniziali. Sono così nate sette composizioni, elaborate con il contributo di magnifici solisti. Musica e architettura hanno molto in comune. La musica, come l’architettura, genera spazi e si muove tra percorsi orizzontali, verticali, obliqui. Ritmi o canti sono pezzi di città, viottoli e piazze, suoni isolati o accordi quadrati o ondulati, la luce si nutre d'ombra, dal silenzio nasce il suono e lì ritorna, quando muore. Labirinti d'aria, perché d'aria sono fatti i mattoni del suono. Cerchiamo l'in-solito, ciò che non è familiare e che ci sorprende. Il Doppio è anche il punto di vista dell'altro che è in noi stessi, o dello straniero che proviene da un altrove. Allora servono de-pensamenti, aree di incertezza e di dubbio, pause contro la tirannia della tecnica e della produttività ad ogni costo. Al limite fughe, uscite dal solco seminato, evasioni. Apparizioni subito negate e visioni infrante come un'onda: non è questa la Seduzione? Qualcosa che scorgo appena, nello spiraglio di una porta socchiusa, di una veste non abbastanza severa, di un inatteso sorriso. Scritture cancellate subito e rinunce che ti portano altrove, perdite che regalano leggerezza.... E spazi ove ogni suono sia possibile, oltre il pensiero: la creatività è un evento violento".
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