Mengs, David e Batoni; Pollack, Lodoli e Piermarini; la cappella Sansevero a Napoli e La Scala di Milano: sono solo alcuni nomi e monumenti che ricorrono nell'ampio carteggio di Innocenzo Ansaldi (1734-1816), pittore, poeta e scrittore di cose d'arte. Sullo sfondo della terribile eruzione del Vesuvio del 1790, del passaggio delle truppe napoleoniche in Italia, del violentissimo terremoto che sconvolse il Meridione nel 1805, corrono le lettere di Luigi Lanzi, Domenico Moreni, Luigi Crespi, Carlo Giuseppe Ratti, Sebastiano Ciampi, Francesco Bartoli, Leopoldo Cicognara, i quali affrontano con Ansaldi di quel periodo. Così, nelle pagine di un carteggio che restituisce e conferma quell'immagine vivacissima della situazione culturale italiana al volger del secolo, si inseguono nomi e attribuzioni, giudizi critici severi e commenti favorevoli su quadri, sculture, volumi, riviste, articoli, disegni, progetti, moda e gusto. Cadono in questa rete artisti di primissimo piano: Anton Raphael Mengs, seppur lodato, viene ricondotto a una dimensione equilibrata rispetto a chi riconosceva in lui il miglior pittore mai esistito; Jacques Louis David viene descritto come "infame e scelleratissimo", forse per la sola colpa d'essere francese. Sono due esempi, tra molti possibili, di quel turbine di contraddittori e scontri d'opinione che arricchiscono un dibattito in cui si aprono mille percorsi e si aggiungono sempre nuove prospettive. Non esistono confini a un colloquio tra persone che spesso si conoscevano solo per carta stampata: le descrizioni di chiese, città, palazzi e ville si distendono a coprire tutta Italia e per un arco cronologico che va dall'antichità romana di Vitruvio al presente di Winckelmann, passando per Deodato Orlandi, Giotto, Masaccio, Michelangelo e Bernini. E' la forza di un dibattito in cui trovano fondamento molte delle attuali acquisizioni metodologiche.
Leggi di più
Leggi di meno