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Anno edizione: 2021
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Sono soprattutto donne i quattordici dagherrotipi che incarnano e rappresentano gli altrettanti peccati e virtù. Messi tutti così bene a fuoco e in bella lista dal maestro Scerbanenco, nel riconoscendomi in quasi tutti i vizi, mi è venuto da ridere per non piangere in quanto, a meno che non riesca a compensare con qualche virtù, (ma non saprei veramente quale), andrò sicuramente all'inferno. Ma le donne di Scerbanenco non finiscono mai all'inferno, almeno non letterariamente parlando, perché raramente uno scrittore riesce così bene a rappresentare le varie tipologie femminili come ci riesce lui; ho ancora in mente la splendida Livia in Venere privata. Bello!, in particolare i racconti 'La superbia', 'La gola', 'Il coraggio', 'La speranza', 'La rassegnazione', 'La generosità', 'La volontà'... insomma, parecchi.
Il titolo dice molto sulle idee di Scerbanenco: x lui le persone sono buone o cattive, disprezzabili o ammirevoli, un bianco o nero senza sfumature di grigio. Stigmatizzati in peccati e virtù capitali, disegna personaggi simbolo ed estremi. Donne e uomini cinici e perversi, generosi e altruisti, comunque implacabili nella perseveranza e nel tempo. Il moralismo è datato e anche irritante, ma le storie crude di vendette spietate, anche se non sanguinose, sono comunque intriganti come quelle del commissario Lamberti. Il mondo di Scerbanenco è rigido e inflessibile, nell'odio come nell'amore, i suoi personaggi avvelenati dalla rabbia e dalla vendetta, o accecati dall'affetto o dal senso del dovere, comunque perdenti, tristi e squallidi come la sua Milano anni '60, non ancora sfiorata dal rinnovamento sessantottino. L'autore non ha mai scoperto, a differenza di King, che in fondo all'animo umano, anche in quello dei lettori, c'è una vena sadica, x cui spesso si fa il tifo x il cattivo. Rosa soft non troppo zuccherati i racconti virtuosi.
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