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Come si spiegano i sentimenti di giustizia? La questione diventa più che mai rilevante nel mondo dopo l'11 settembre 2001. Prima la Realpolitik rappresentava la regola d'oro delle relazioni internazionali. Ora è sempre più pressante l'esigenza di una politica mondiale in cui la dimensione della giustizia sia presa in considerazione. I saggi di Boudon raccolti nel volume riescono ad affrontare organicamente il tema. Prendono le mosse dai modelli di spiegazione del comportamento dell'homo sociologicus che l'autore definisce, forse un po' sommariamente, "irrazionali", ovvero quelli che ricercano le "forze" che dominano il soggetto e che sfuggono al suo controllo. Tali modelli soffrono di "sociocentrismo" e dipendono, secondo il sociologo francese, dalla diffusa influenza di Marx e di Freud, letti parzialmente (la teoria marxiana dell'ideologia e le metafore freudiane fisiciste). Spiegare il comportamento dell'attore sociale, invece, dovrebbe significare quasi sempre stabilirne le "buone ragioni". Pur mettendo in luce i limiti dell'apriorismo di John Rawls, Boudon, efficacemente, propone una spiegazione dei sentimenti di giustizia alternativa al culturalismo e al relativismo. Dà rilievo alla weberiana "razionalità assiologica", intendendola come un tipo particolare di razionalità cognitiva e non riducendola a una prospettiva strumentalista-consequenzialista. I sentimenti di giustizia hanno delle ragioni e non possono essere ricondotti solo a considerazioni circa le conseguenze. Un furto è negativo non meramente perché nuoce a qualcuno, ma anche perché l'ordine sociale è fondato sul fatto che ogni retribuzione deve corrispondere, in linea di principio, a una certa prestazione. L'oggettività di una valutazione dipende cioè dalla possibilità di "costruire una catena argomentativa composta da maglie che stiano insieme nel modo più forte possibile".
Giovanni Borgognone
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