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Più che un libro, è una fotografia in movimento. Più che una raccolta di saggi accademici, è una riflessione rigorosa e appassionata sul futuro dell'università. Un anno dopo l'inizio delle proteste negli atenei italiani contro il disegno di legge Gelmini, un gruppo di ricercatori e studenti ha affidato a un libro la storia di dodici mesi vissuti intensamente nelle aule, nelle piazze e sui tetti dei palazzi, tra cronaca degli eventi e analisi scientifica del sistema universitario. "Senti che bel rumore. Un anno di lotta per l'università pubblica" è il titolo del volume pubblicato dalla neonata casa editrice Accademia University Press e curato da Bruno Maida, dove i punti critici e le potenzialità degli atenei italiani sono valutati con un obiettivo preciso: mostrare i danni causati da provvedimenti che, invece di migliorare la formazione superiore e la ricerca scientifica in Italia, deprimono le energie esistenti e alimentano la "fuga dei cervelli" verso l'estero. Il libro però guarda oltre la protesta. I ricercatori intendono intervenire in modo determinante nelle scelte che le università italiane stanno compiendo proprio in queste settimane: in questi giorni si stanno approvando i nuovi statuti che regoleranno la vita dei singoli atenei nei prossimi anni. La legge varata nel dicembre 2010 impone a tutte le università questo passo: il rischio è però che attraverso questi documenti "costituenti" si limiti la partecipazione democratica degli studenti e dei docenti e si riducano drasticamente le possibilità di innovazione dell'istruzione superiore e della ricerca. Dalla didattica al finanziamento della ricerca, dal sistema di potere negli atenei ai legami con l'economia, dalla valutazione dei docenti all'organizzazione dei corsi di laurea, gli autori del volume propongono alcune motivate proposte per rendere le università italiane motore dello sviluppo e garanzia della crescita democratica del paese.
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