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Ma che cosa fanno le immagini? Quali reazioni suscitano? Certo, permettono il riconoscimento e fissano l’accaduto per la memoria, fungendo così da medium di ogni conoscenza astratta, ma danno anche corpo alla dimensione trascendente (che si tratti di idee o di entità sovrannaturali) e inducono alla meditazione. E poi spaventano, eccitano, talvolta commuovono fino alle lacrime, suscitano emozioni tanto profonde da promuovere con la loro forza suggestiva e contagiosa convinzioni e comportamenti altrimenti inspiegabili. In certi contesti speciali compiono miracoli o stregano colui che le guarda, giungendo perfino a creare dal nulla quanto esse raffigurano. Il volume, che raccoglie gli atti del primo seminario annuale (2007) di Sensibilia (Colloquium on Perception and Experience) dedicato al “Potere delle immagini?”, costituisce l’occasione per un’ampia riflessione (filosofica, ontologica, psicologica, fenomenologica, storico-artistica, antropologica, semiotica, estetologica, mediologica ecc.) su una “cosa” insieme così evidente ed enigmatica qual è appunto l’immagine, per un dibattito largamente interdisciplinare ma coerente intorno a domande essenziali come le seguenti: che cosa sono le immagini? di quanti tipi diversi? come funzionano? a che cosa servono? che cosa possono o non possono fare? Domande che naturalmente pretendono e sollecitano risposte molteplici e non sempre convergenti, ma che appaiono di stringente attualità. Il dibattito sulle immagini mentali, sulla funzione cognitiva delle emozioni visive e sulla responsabilità dei cosiddetti “neuroni specchio” nella determinazione dei nostri comportamenti – per limitarsi a citare alcuni esempi – non fanno che confermare, infatti, quel che i “professionisti” dell’immagine (filosofi, retori, artisti) sapevano bene fin dall’antichità: e cioè che non solo non si può pensare senza immagini, ma anche che queste sono indispensabili nella sottile dinamica del desiderio e dell’azione.
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