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Pablo d’Ors in Sendino muore, appena tradotto in italiano per l’editrice Vita e Pensiero, ci consegna un libro delicato, sospeso tra la narrazione e la contemplazione, rispettoso e profondo. Protagonista è la dottoressa spagnola Africa Sendino che nel 2008 si ammala di cancro e decide di raccontare in un diario la scoperta di un tumore incurabile e il suo cammino verso la morte. Purtroppo quando il male si fa devastante e si accorge che quel libro non riuscirà mai a scriverlo chiede a d’Ors, ovvero don Pablo, che è il cappellano dell’ospedale madrileno dove è ricoverata, di prendersene carico.
Africa Sendino, sempre e solo Sendino nel libro, è una dottoressa che si ritrova a passare nel suo stesso ospedale dal ruolo di medico internista a quello di paziente oncologico. Pablo d’Ors presta la sua opera di accompagnamento dei malati terminali in quello stesso ospedale. All’inizio dell’iter Sendino annota in un diario i suoi pensieri su quello che le sta accadendo. Affronta la malattia con un’eleganza che evoca una vita interiore straordinaria. D’Ors e tutti coloro che le stanno accanto vivono con lei un’esperienza esemplare capace di mostrare che si può crescere in umanità anche quando si sta perdendo la vita. Solitamente e umanamente di fronte alle avversità scappiamo.
La protagonista non fugge dalla sofferenza, la guarda in faccia e fa in modo che la negatività si trasformi in opportunità di crescita. Si cura con attenzione e, fino all’ultimo, desidera vivere, ma quando si rende conto dell’avanzare incalzante della malattia cerca di far diventare la malattia stessa un beneficio per chi le sta vicino, permettendo che ci si occupi di lei e abbandonandosi serenamente a Dio. “Ho dedicato la mia vita ad aiutare gli altri, ma non ho potuto andarmene da questo mondo senza farmi aiutare da loro. Lasciarsi aiutare sta a un livello spirituale molto più alto di quello del semplice aiutare. Perché se aiutare gli altri è bene, essere occasione perché gli altri ci aiutino è meglio. Sì, la cosa più difficile al mondo è imparare ad essere bisognoso” (prefazione).
In copertina è riprodotto un disegno di Paul Klee, “l’angelo smemorato”, e forse nulla avrebbe potuto meglio rappresentare una vita condotta a passo leggero eppure così sconvolgente come quella della dottoressa Sendino. Il significato della storia di Africa sta nella trasformazione che si può leggere in queste righe: il male non va rimosso, ma mutato di segno “Arrendersi è un’arte che cozza contro la mentalità contemporanea – spiega d’Ors – Viviamo in una cultura della lotta, del battersi allo stremo, ad ogni costo. L’idea di consegnarci ci riesce assurda. Solo in una visione di fede acquista senso”.
Donna composta, riservata, Africa Sendino morendo ci dà una lezione, un saggio di umiltà “Ero lì, su quella seggiolina, confuso da una strana sensazione: ero venuto ad aiutare una malata - scrive l’autore- e invece quella malata avrebbe aiutato me”(pag.20). Solo un’ottantina di pagine per un racconto intenso e bellissimo che si legge d’un fiato e che ci lascia cambiati.
Recensione di Clara Domenino
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