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Segrete Stanze, la silloge poetica di Gabriella Rossitto (Edizioni Akkuaria, 2008), ci fornisce uno stimolante spaccato dell’universo artistico di questa artista. Il titolo dell’opera rispecchia la sistematica della raccolta, suddivisa com’è nei vari ambienti che compongono un’abitazione. In realtà, tale ripartizione non è affatto rigida. È piuttosto una suddivisione ideale, vista la varietà di temi e prospettive affrontati dalla poetessa. Lungi da me tentare la puntuale disamina di ciascuna poesia. Mi limiterò ad accennare ad alcune situazioni toccate dalla penna sicura dell’autrice: un umanissimo senso di sbandamento di fronte alla vacuità della vita (penso ad esempio all’intensa Indizio), il segreto rimpianto per destini mai compiuti, perfino temi religiosi, affrontati con piglio moderno e versi quanto mai toccanti (Il Primo Natale). Ma c’è dell’altro: ad esempio l’espressione, in squisite forme di grande raffinatezza formale, di un legittimo tedio esistenziale per la ripetitività di certe situazioni esistenziali, spesso di ambientazione domestica. Ed ecco dunque i ripetuti accenni, soffusi di velata ironia, alla cucina (La Torta, Ciambelle) o al tema pirandelliano, di perdurante attualità, della maschera (Bella Copia). Né mancano l’anelito alla fuga, verso una libertà da riconquistare (Le mie ali), o lo sgomento e la nostalgia, finemente evocati in Suono della Vita e in Prima. L’opera è impreziosita dagli evocativi disegni realizzati dalla stessa autrice. Così come è sua la Klimtiana illustrazione di copertina. Una prova riuscita, non c’è dubbio, che lascia nel lettore un solo rimpianto: quello di dover attendere il prossimo lavoro dell’artista, per gustarne nuove immagini e suggestioni. LUIGI MILANI
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