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Anno edizione: 2003
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Il mio e’ un commento su tt i primi 6 libri della saga....si e’ vero ne mancano altri 2, ma sono dei flash-back! Personalmente ho preferito i primi libri, dove era il mitico Varro il narratore, che a parer mio sono stati scritti con un ritmo + incalzante, quando la penna passa a Merlino si trovano parti un po’ noiose e poi....Merlino come personaggio nn mi va molto a genio, preferisco il cugino Uther! Ad ogni modo la saga mi e’ piaciuta molto e penso che leggero’ anche la 2° parte “Io Lancillotto”.
Sesto libro delle <em>Cronache di Camelot</em>: finalmente vediamo Artù estrarre la spada dalla Roccia, alle ultime pagine del libro. Devo dire che stavolta Jack Whyte mi ha piuttosto deluso. Gran parte delle 473 pagine del tomo - e dire che ha perfino scelto di dividerlo dal precedente! - continuano a raccontare storie più o meno simili al passato, con Artù che cresce, Merlino che veglia su di lui, e così via: tutte cose che potevano tranquillamente essere evitate, così come la ripresa della parte sull'eresia pelagiana col ritorno del vescovo Germano. Solo nelle ultime cinquanta pagine l'azione si muove improvvisamente, con la maggior parte dei cari di Merlino che muore e lui che - dopo due libri in cui non ci ha più pensato per nulla - si accorge che in effetti ha la lebbra, il che però diventerà il minore dei suoi problemi visto che è rimasto menomato. Credo che con queste premesse mi fermerò un bel po' prima di passare al settimo volume della saga: anche la traduzione - non più affidata a Susanna Bini - mi ha dato di quando in quando una strana sensazione, come se fosse tirata giù in fretta: nulla di significativo, intendiamoci, ma a volte il testo scorreva strano.
Il libro è bello, mi piace molto tutta la parte che parla della guerra che avviene tra camelot e la cambria, però, la storia finisce sul più bello, l'autore avrebbe dovuto continuare il racconto dell'invasione.
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