Un romanzo che, attraverso una trama sapientemente costruita e ricca di colpi di scena, ci restituisce l'immagine vivida degli ultimi decenni del Novecento, quando i giovani occidentali erano animati da passioni politiche oggi inimmaginabili.
«Un tempo i terroristi sparavano ai computer. Poi hanno capito che sono più micidiali di un mitra. Enrico Pedemonte coniuga violenza, politica e tecnologia in un thriller profumato dalla città malinconica dove le BR si nascondevano in cattedra all'università: Genova.» - Gianni Riotta
«Una trama sorprendente, densa di colpi di scena. Che diventa fotografia di un mondo che si vorrebbe consegnato al passato, gli ultimi decenni del Novecento, e che invece finisce per incidere sul futuro dei protagonisti.» - Massimo Minella, la Repubblica
"Ricordati che non c'è una parte giusta della storia, solo chi vince sta dalla parte giusta."
"La seconda vita" si svolge nello spazio di sette giorni e si sviluppa su due binari paralleli. Da una parte c'è Pietro Lamberti, genovese, brillante scienziato, emigrato negli Stati Uniti all'inizio degli anni Settanta e presto finito a Los Alamos a progettare bombe atomiche, ora rifugiato in un piccolo appartamento di New York per scrivere al figlio John e raccontargli i molti lati oscuri della sua vita. Dall'altra c'è proprio John che, giornalista e attento osservatore, tornato a Genova per indagare su uno strano traffico di materiali radioattivi, si trova improvvisamente coinvolto in una situazione inaspettata e grave: mentre avverte un clima di pericolo intorno a sé, vede emergere tracce inquietanti e ambigue della vita del padre e dei suoi amici di un tempo, Nicola, Antonio e Luca. Quattro ragazzi inseparabili, che si erano incontrati nel pieno degli anni Sessanta, quando il mondo era rigidamente diviso tra «rossi e neri, comunisti e capitalisti, URSS e USA», e avevano fondato un'organizzazione segreta che identificava negli Stati Uniti il nemico da abbattere: una scelta che avrebbe condizionato profondamente la vita dei quattro, fino alle estreme conseguenze. Ed è proprio questo che Pietro – dal suo rifugio newyorchese – continua a raccontare al figlio: la sua vita ambigua e contraddittoria, il contrasto lacerante tra gli ideali della giovinezza e le esperienze della vita, e il difficile rapporto con gli amici di allora. Pagina dopo pagina, la consapevolezza che il tempo sta per scadere rende la lettera di Pietro al figlio non solo un racconto avvincente, ma anche uno struggente congedo.
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